Diario su Cristo. I racconti natalizi

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21. Racconti natalizi

Solo Luca e Matteo sostengono che Gesù sia nato a Betlemme (il paese nativo di Davide), e solo Luca ne spiega la ragione chiamando in causa il censimento di Quirinio.1 Giuseppe Flavio però non menziona un censimento fatto durante il regno di Erode il Grande (che morì nel 4 a.C.), ma parla di un censimento fatto da Quirinio nel 7 d.C. Ora, siccome i Romani facevano censimenti ogni 14 anni, è probabile che Gesù sia nato nel 7 a.C., prima che Quirinio fosse governatore della Siria (cosa che diventò solo nel 6 d.C.). In tal caso sarebbe esclusa la morte a 33 anni: semmai a 36-37.

Mt 2,22s. sostiene che Maria e Giuseppe lasciarono Betlemme per Nazareth perché avevano paura di Archelao, successore di Erode il Grande. E motiva questo dicendo ch’era stato predetto dai profeti, ma non si sa da dove abbia preso la citazione del v. 23 (“giunto in Galilea, abitò in una città detta Nazareth, affinché si adempisse quello che era stato detto dai profeti: Egli sarà chiamato Nazareno”). Di Nazareth in realtà non si sa nulla fino al IV sec.: non viene mai citata né da Giuseppe Flavio né dalla letteratura talmudica.2

Mt 2,6 riporta a modo suo una frase di Michea 5,1: “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda: da te uscirà infatti un capo che pascerà il mio popolo, Israele”. In realtà Michea scrive: “Sei la più piccola delle tribù di Giuda” e da te uscirà un messia politico-militare (5,5), che “calpesta e sbrana” (v. 7).

Mc 6,1 definisce esplicitamente Nazareth come “patria” di Gesù. Ma Marco riflette la posizione fortemente antigiudaica di Pietro. Il che di per sé non esclude che Giuseppe non fosse un galileo. Di sicuro però non lo era Maria, strettamente imparentata con Elisabetta e Zaccaria.

Le circostanze del viaggio a Betlemme (riportate da Matteo e Luca) sono del tutto inverosimili: Maria era ormai prossima a partorire e non avrebbe avuto senso fare un viaggio così lungo. Inspiegabile inoltre la mancanza di posto in albergo, e incredibile (in una società in cui i figli erano considerati una “benedizione divina”) l’indifferenza della gente nei confronti di una donna incinta. La fede dei pastori e dei magi è del tutto mistica (in Matteo il bambino-Gesù non viene accettato da Israele ma solo dal mondo pagano: i re magi; in Luca non viene accettato dai potenti ma solo dagli umili: i pastori).

Sino al IV sec. è esistito, proprio sul posto consacrato oggi al ricordo della natività, un santuario dedicato alla nascita di Adone, il signore dei culti orientali di salvezza (altri dèi sono nati in una grotta: Dioniso, Ermes, Oro, Zeus, Mitra). La basilica della natività risale ai tempi di Giustiniano. È stato proprio Girolamo a scrivere che la grotta venne scoperta intorno al 400!

Giovanni, che avrebbe potuto dire una parola definitiva sulla nascita di Gesù, si rifiutò di farlo, oppure fu censurato per non contraddire la versione marciana sull’origine galilaica di Gesù. È vero ch’egli afferma che Giuseppe era di Nazareth (1,45) e mette in bocca a Natanaele la convinzione che Gesù fosse originario di questo villaggio (1,46). Ma di Natanaele non si sa nulla e la sua frase scettica viene detta in un contesto semantico di tipo mistico: il che fa pensare che sia stato tutto inventato. In ogni caso per gli ebrei contava soprattutto, per la questione del sangue, la nascita da parte della madre, anche se, essendo una società patriarcale e maschilista, si guardava chi era il padre. Senza poi considerare che il IV vangelo è stato profondamente manipolato in senso antigiudaico.

Inoltre Giovanni spiega che l’opinione comune riteneva Gesù un galileo, in quanto in Galilea egli aveva trascorso gran parte della sua vita (7,40ss.). Ma questo non vuol dire che fosse nato in Galilea, tant’è che in 4,43 Giovanni dice chiaramente che andò a vivere in Galilea dopo la fallita epurazione del Tempio. Durante il viaggio come profugo politico, dopo che la samaritana lo riconosce come giudeo dalla parlata, in Galilea il funzionario di Erode, Cuza, lo contatta perché sa che viene dalla Giudea.

Di sicuro a Giovanni non interessa la tesi secondo cui il messia doveva nascere a Betlemme. Il che però non vuol dire che Gesù sia un galileo. Sarebbe tranquillamente potuto nascere a Gerusalemme, visto che Maria era imparentata con Elisabetta, madre del Battista. In ogni caso se lo si fa vivere a Nazareth, si favorisce la convinzione ch’egli non avesse alcuna caratteristica politica.

Quando in Gv 7,52 i farisei rimproverano duramente Nicodemo di non credere nella necessità che il messia nasca in Giudea, l’autore non vuole per forza sottintendere che Gesù fosse galileo, ma evidenziare quanto fossero razzisti i Giudei nei confronti dei Galilei. Gli stessi zeloti cominciarono a non sopportare più la posizione politica del Cristo, non perché lui voleva un appoggio da parte delle “alte sfere”3, ma perché voleva l’appoggio dei Giudei e dei Samaritani. In tal senso non è affatto vero che dopo la morte del Battista la predicazione di Gesù diventa più moderata. Semplicemente cambia il luogo ove esercitarla: dalla Giudea alla Galilea. E la nuova autorità politica da cui deve cercare di guardarsi molto bene è quella di Erode Antipa, che aveva già giustiziato, senza tanti problemi, il Battista.

21.1. L’idea di partenogenesi

Se diamo per buona l’ipotesi della partenogenesi di Maria (pur insensata sul piano scientifico quando riferita agli umani), dobbiamo altresì ammettere che l’unica persona dei vangeli che sia stata capace di verificarla con certezza non può che essere stata lei stessa, la quale però non poteva essere in grado di spiegarsene la ragione.

È quindi possibile, se era in procinto di sposarsi, che lei, essendo ancora vergine, non abbia raccontato nulla a Giuseppe (che sicuramente non l’avrebbe capita) e che lui non si sia accorto di nulla.

Il che spiegherebbe il motivo per cui il vangelo marciano (redatto nel 68-70) non parli minimamente di questa cosa. E se consideriamo che i racconti natalizi di Matteo e Luca sono del tutto mitologici (in quanto influenzati da religioni pagane), si spiegherebbe anche il silenzio del IV vangelo.

Tuttavia se questa tesi è vera, contraddice quella evangelica, secondo cui lei fu costretta ad avvisare Giuseppe, il quale, pur con molta riluttanza, decise di non esporla al pubblico disprezzo. In fondo era rimasta vergine, che per gli ebrei maschi è ciò che conta.

In ogni caso se gli ha raccontato qualcosa e Giuseppe non l’ha ripudiata, è difficile credere che Giuseppe non abbia preteso di fare altri figli, sulla legittimità dei quali non avrebbe nutrito alcun dubbio. È difficile pensare a una moglie che, per difendere la propria illibatezza, si oppone alla volontà del marito (che peraltro l’aveva salvata dall’ignominia). Stando ai vangeli i due sposi ebbero almeno altri sei figli. Il che, per una famiglia ebraica di allora, era del tutto normale (le ragazze si sposavano molto presto). Quindi il dogma cristiano secondo cui Maria rimase vergine prima, dopo e durante il parto, non avrebbe davvero alcun senso. Né che i fratelli di Gesù fossero in realtà suoi cugini o fratellastri avuti da Giuseppe in un precedente o successivo matrimonio.

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Supponiamo che io sia un ebreo di 2000 anni fa e di dovermi sposare con una ragazza ancora vergine. I rapporti prematrimoniali erano vietati. Lei decide la data delle nozze: diciamo una settimana dopo la fine del proprio ciclo. Il ciclo però non ce l’ha. Non mi dice niente. Al massimo rimanda la data di un’altra settimana. Io la sposo, ho un rapporto completo, mi accorgo che è ancora vergine. Secondo i miei calcoli il figlio mi nasce prematuro di 15-20 giorni, ma perché dovrei sospettare che lei mi abbia tradito? Lei non mi ha mai raccontato nulla. Io non mi sono accorto di una stranezza davvero importante.

I racconti natalizi sono tutti inventati, probabilmente nati in Egitto, forse derivati dal protovangelo apocrifo di Giacomo, conosciuto anche come “Natività di Maria”. La domanda è: perché li hanno scritti? Cosa devo pensare? Che si erano trasferiti in Galilea per non dover rispondere a domande imbarazzanti? Ma allora perché i Sinottici definiscono Gesù come “figlio di Maria” e non di “Giuseppe”? Quella era una società patriarcale, anche se era il sangue della madre a decidere l’ebraicità di una persona.

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Certo che Maria avrebbe anche potuto dire a Giuseppe: “Sono incinta e ancora vergine. Lo so, è una cosa assurda, ma se non ci credi, puoi chiedere a un’ostetrica di tua fiducia di venirmi a controllare. Dopodiché sarai tu a decidere. Io posso solo dirti che non so come mi trovo in questa situazione”.

Naturalmente sappiamo che una vergine che partorisce (sottinteso: un essere “più che umano”) non era un leitmotiv sconosciuto alla mitologia pagana. Praticamente non c’è mitologia che non lo preveda. Ma è anche vero che se nel sepolcro del Cristo è avvenuto qualcosa di molto strano, non si capisce perché non sarebbe potuto accadere anche per la sua nascita.

Nascita e morte sono collegate. Se la Sindone è un falso medievale o se l’immagine raffigurata non è quella di Gesù Cristo, e quindi lui non è scomparso misteriosamente (cioè non è “risorto”, usando la terminologia cristiana), ma si è ridestato dopo un certo tempo dal coma o da uno svenimento, ed è stato poi curato; oppure se effettivamente il suo corpo è stato trafugato per far credere che non era mai morto completamente e definitivamente, allora diventa naturale pensare ch’egli sia nato da una relazione adulterina o extraconiugale, o che Maria sia stata circuita o violentata da qualcuno, oppure che abbia avuto Gesù in maniera naturale da Giuseppe, e che poi gli evangelisti abbiano costruito sopra una versione mitologica dei fatti, traendo spunto da qualche mito pagano.

Se invece la Sindone corrisponde al lenzuolo che ha avvolto il cadavere di Gesù, allora una partenogenesi è possibile.4 Ma in nessuno dei due casi si può dare una spiegazione razionale, per cui sarebbe meglio tacere.

D’altronde a noi non interessa trovare alcuna spiegazione, ma soltanto rispondere a una domanda: Gesù ha utilizzato quella parte della sua natura non esattamente in linea con quella della specie umana per indurre a credere in lui come un essere divino o sovrumano? Detto altrimenti: c’è forse stato un momento, in tutta la sua vita, in cui egli abbia fatto vedere che aveva qualcosa in più degli esseri umani? La risposta è negativa. Finché non è morto, nessuno si era mai accorto di nulla.

Gli unici due momenti in cui si è dovuta constatare una stranezza sono stati la nascita e la morte. Questo vuol dire che tutto quanto ha detto o fatto di mistico o di miracoloso va considerato inventato. Cioè se da un lato possiamo ammettere, in via del tutto ipotetica, un’anomalia; dall’altro dobbiamo escludere categoricamente ch’egli abbia usato i suoi poteri per violare la libertà di coscienza o il libero arbitrio di chi lo frequentava da vicino o comunque lo ascoltava.

Quindi la stragrande maggioranza dei racconti evangelici è falsa, frutto di un’impostura ben orchestrata. E la conseguenza che dobbiamo trarre da questa affermazione è molto semplice: la trasformazione del movimento gesuano o nazareno in un movimento cristiano, secondo la teologia petro-paolina, costituisce un tradimento politico non meno grave di quello di Giuda e dei farisei, che nel momento decisivo vennero meno alla promessa di partecipare alla liberazione nazionale.

Martin Dibelius afferma nel suo Iesus: “Nel momento decisivo, quando Gesù fu catturato e giustiziato, i discepoli non nutrivano alcuna attesa di una risurrezione. Essi fuggirono e dettero per finito il caso di Gesù. Dovette quindi intervenire qualcosa che in poco tempo non solo provocò il cambiamento radicale del loro stato d’animo, ma li portò anche a un’attività del tutto nuova e alla fondazione della Chiesa. Questo ‘qualcosa’ è il nucleo storico della fede di Pasqua”.

È vero, i discepoli non si aspettavano che risorgesse (quindi tutte le anticipazioni fatte da Gesù sul suo destino vanno considerate puramente redazionali). Tuttavia noi non sappiamo affatto che cosa fecero i discepoli dopo la sua morte. Gli Atti degli apostoli parlano solo di Pietro per metà e per l’altra metà parlano di Paolo, il quale s’innesta sull’interpretazione petrina della tomba vuota come resurrezione e la porta alle sue estreme conseguenze antigiudaiche e filoromane. La fondazione della “Chiesa” è il principale prodotto della teologia petro-paolina, quindi è un tradimento della politica gesuana. Noi non possiamo sapere in alcun modo (dalle fonti in nostro possesso) se ci furono solo dei martiri per difendere tale Chiesa e non dei martiri nella lotta attiva contro l’impero romano.

21.2. Il paganesimo nei racconti natalizi

Paolo, che pur ha trasformato il Cristo politico in un Cristo teologico in senso letterale, non parla mai di concepimento verginale, né di intervento miracoloso dello Spirito santo. Il che fa pensare che della modalità di tale nascita nessuno sapesse nulla.

I racconti natalizi di Matteo e Luca sono tardivi, influenzati dal paganesimo (egizio e greco in primis). Ma questo, di per sé, non può escludere la presenza di una stranezza. Cioè voglio dire: ogni cosa fantastica che gli uomini possono immaginare, non potrà mai esserlo così tanto da non avere una qualche veridicità neppure sul piano ipotetico.

Se io penso a un ippogrifo, lo penso sulla base di componenti che sono reali. È solo nel momento dell’assemblaggio che l’oggetto diventa fantastico. Un’ipotesi non è mai campata per aria in via assoluta, proprio perché all’essere umano è data facoltà di poter formulare qualunque scenario. È piuttosto la realizzazione dell’ipotesi che dipende da fattori concreti, circostanziali, i quali comunque nella realtà umana non sono mai così strettamente vincolanti da impedire una qualche facoltà di scelta. Non siamo determinati come gli animali, ma soggetti alla mutevolezza del libero arbitrio.

Cioè in teoria, se si è in presenza di una certa volontà, si può realizzare qualunque ipotesi, tant’è che siamo soliti dire, di fronte a qualunque problema: “tutto è possibile”. Lo diciamo soprattutto da quando abbiamo scoperto le potenzialità illimitate della tecnoscienza o quelle dell’organizzazione collettiva finalizzata a un ribaltamento politico del sistema dominante. Tuttavia noi ancora non sappiamo fin dove possa spingersi la natura umana, presa in sé e per sé, a prescindere dalle applicazioni dell’intelletto alla scienza o alla politica.

Essendo noi umani parte di una “divinità”, ci viene istintivo fantasticare su tutte le possibili forme d’esistenza. La partenogenesi, l’ermafroditismo, l’autoriproduzione sono fenomeni esistenti in natura. È solo l’abitudine che ci porta a considerarli innaturali negli esseri umani (al massimo parliamo di “gravidanza isterica”). Ma noi non possiamo sapere a priori fino a che punto la materia è in grado di spingersi.

La materia contiene aspetti energetici la cui natura non ci è del tutto chiara, anche perché il rapporto tra materia ed energia è biunivoco: sono elementi che si condizionano continuamente a vicenda. Ed entrambi vengono considerati inesauribili, in quanto soggetti a perenni trasformazioni. Noi non possiamo conoscere tutte le forme che può assumere la materia energetica dell’universo. Sappiamo soltanto che non possono esistere forme incompatibili con l’essenza umana universale. Noi dobbiamo poterci riconoscere in ciò che è al di fuori di noi e che non dipende dalla nostra volontà.

Noi abbiamo soltanto consapevolezza di appartenere a un universo dove le possibili combinazioni per creare oggetti sono praticamente illimitate. Di limitato c’è solo il fatto che il processo e il risultato finale devono rispettare la legge etica fondamentale dell’intero universo: il rispetto della libertà di coscienza. Nulla può avvenire violando la libertà altrui.

Maria era “promessa sposa” di Giuseppe: non aveva scelto di rimanere “vergine”. L’incarnazione non violava una sua precedente decisione. Andare oltre nel parlare di ciò è inutile e fuorviante. Sappiamo soltanto che Giuseppe non raccontò niente a nessuno e che non ripudiò Maria, né in segreto né in pubblico. Quindi per poter raccontare qualcosa di lei, solo lei era in grado di farlo, e può averlo fatto in punto di morte, quando ormai non aveva più nulla da temere o da perdere.

L’unica cosa controversa è la seguente: Giuseppe ha avuto altri figli da lei? Secondo Marco sì: i maschi erano almeno quattro e le femmine almeno due. Se è così, resta inspiegabile il motivo per cui Gesù abbia affidato a Giovanni la propria madre. Oltre a ciò si può affermare che il vangelo marciano (che in questo esprime il pensiero petrino) detesta Maria e tutti i suoi parenti. Infatti nel vangelo ostacolano il ministero messianico di Gesù, al punto che questi è costretto a dire che i suoi veri parenti sono i suoi stessi discepoli: un’affermazione piuttosto scandalosa per la mentalità patriarcale di allora, per la quale i rapporti parentali erano sacri.

Quindi l’unico che poteva sapere qualcosa intorno al tema dell’incarnazione del Cristo era l’apostolo Giovanni, che però può aver detto qualcosa solo dopo la morte di Maria.

Note

1 I dati cronologici di Luca non sono quasi mai attendibili: p.es. in At 5,36s. fa dire a Gamaliele che Teuda fu ucciso prima di Giuda il Galileo, quando quest’ultimo fu ucciso nel 7 d.C. al tempo del censimento, mentre Teuda nel 46 da Cuspio Fado, primo procuratore romano della Giudea.

2 David Donnini sostiene che Gesù abbia abitato a Gamala, a 8 km da Betsaida, nella regione del Golan, patria della famiglia di Ezechia, padre di Giuda il Galileo, dove effettivamente esiste una sinagoga su un’altura, da cui cercarono di far precipitare Gesù. A Nazareth, posta in pianura a 30 km dal lago di Tiberiade, non sono state trovate tracce di alcuna sinagoga. Quindi Lc 4,16 non sa quel che dice, come d’altronde spesso avviene quando fa riferimenti di tipo geografico. Tuttavia, se si fa nascere Gesù a Gamala, lo si equipara a uno zelota. E io mi chiedo come avrebbe potuto uno zelota dire alla samaritana: “La salvezza viene dai Giudei” (Gv 4,22).

3 Questa è una tesi di Francesco Esposito in Il Cristo illegittimo, UnoEditori 2018, p. 116.

4 Nel mito della partenogenesi generalmente sono gli uomini a nascere così: uomini eccezionali, eroi, guerrieri, profeti, sovrani, divinità… Forse il mito serviva per giustificare il dominio di un monarca sul popolo, o il dominio dell’uomo sulla donna, in quanto questa viene ridotta a mera fattrice.

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