Cristo in Facebook. Tesi degli esegeti

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Tesi di Ratzinger: Giuda era uno zelota e voleva un messia vincente che guidasse una rivolta contro i Romani, ma Gesù aveva deluso queste attese. Si sentiva tradito, per cui decise a sua volta di tradirlo. Gli zeloti erano un gruppo politico-religioso, partigiano accanito dell’indipendenza politica del regno ebraico, nonché difensori dell’ortodossia e dell’integralismo ebraici. Erano considerati dai Romani alla stregua di terroristi e criminali comuni.

Giuda comunque tradì non solo perché si sentiva tradito nelle sue aspettative messianiche, ma anche per i 30 denari. E Gesù, con la sua prescienza, sapeva che Giuda l’avrebbe tradito. Giuda non se ne andò dal movimento nazareno proprio perché aveva intenzione di tradirlo. Quindi era proprio un falso demoniaco.1

Ratzinger usa questa tesi per sostenere che Gesù non era un leader rivoluzionario ma un pacifista a oltranza, il cui regno è solo nei cieli. Quindi come saranno andate le cose? Nella maniera opposta: Gesù voleva fare l’insurrezione antiromana, ma Giuda, che proveniva da ambienti farisaici, non zelotici, era convinto che senza l’appoggio fattivo della maggioranza dei farisei, sarebbe stato impossibile fare qualunque cosa di eversivo in Giudea.

Giuda dovette verificare l’effettiva disponibilità dei farisei nella notte decisiva del Cenacolo. Questo il senso della richiesta di Gesù: “Quel che devi fare, fallo presto”. Molto probabilmente Gesù avrebbe occupato la Fortezza Antonia anche senza l’appoggio della maggioranza dei farisei, ma aveva comunque bisogno di sapere su quali forze poteva contare.

Giuda quindi non aveva intenzione di tradire, ma lo fece sul momento, convinto dai farisei, i quali gli avranno anche assicurato che Gesù non sarebbe stato consegnato ai Romani ma tenuto prigioniero nelle carceri giudaiche.

Giuda in sostanza era un fariseo progressista, politicamente moderato, che si suicidò quando vide che Gesù era stato consegnato ai Romani.

Che fosse un moderato lo si capisce dal fatto che a Betania, pochi giorni prima dell’ingresso messianico, si scandalizzò che la sorella di Lazzaro avesse sprecato un profumo molto costoso a favore di Gesù. Maria l’aveva fatto come se volesse ungere un messia vittorioso. Giuda invece voleva far capire che senza l’appoggio dei farisei non si poteva essere sicuri di niente. I fatti gli diedero ragione, ma se non avesse tradito, gli avrebbero dato torto, poiché per Gesù era giunto il momento di dimostrare che si poteva occupare la Fortezza Antonia e quindi il Tempio anche senza l’appoggio di tutti i farisei.

Obiezione: Giuda è quello che ha sacrificato se stesso per la volontà di Gesù, molto di più degli altri apostoli che lo hanno rinnegato e sono fuggiti…

Risposta: Cioè Gesù voleva che Giuda lo tradisse? Un folle che voleva autoimmolarsi?

Obiezione: Voleva autoimmolarsi pensando di generare con il suo sacrificio un movimento di pensiero che contrastasse l’impero romano. La storia è piena di personalità che creano una frattura nel sistema ordinario attraverso un’azione che prevede il proprio sacrificio.

Risposta: Quel che dici è vero, ma chi cerca il martirio a tutti i costi è folle, poiché prima vanno cercate altre soluzioni. “Se è bene avere dei crocifissi, non è bene avere dei crocifissori”. L’idea di sacrificio c’è comunque in tutte le religioni. Gli uomini si sentono in colpa nei confronti della divinità, di cui han tradito la fiducia. Che è poi in realtà un senso di colpa dovuto al passaggio dal comunismo primitivo allo schiavismo. Quindi in realtà è una colpa nei confronti di se stessi, che si è pensato di risolvere inventandosi un dio cui offrire sacrifici periodici, a volte anche molto cruenti (perché umani), non simbolici come p.es. quello del caprone mandato a morire nel deserto.

Obiezione: Giacomo Matteotti sapeva di venir ucciso, ma non si è fermato di fronte alle minacce del fascismo. Dopo il suo discorso in aula aveva detto ai suoi colleghi che si congratulavano con lui, di “preparare anche un discorso funebre…”.

Risposta: Certamente Gesù dimostrò che non aveva intenzione di sottrarsi al martirio. Entrando a Gerusalemme non poteva sapere a priori chi avrebbe vinto, anche se delle possibilità doveva averle, altrimenti sarebbe stato un irresponsabile, un avventuriero, che manda a morte migliaia di seguaci per una previsione totalmente sbagliata. Una strategia vittoriosa doveva per forza averla. Non si può giocare a fare i rivoluzionari. E di sicuro doveva sapere che se avesse perso, avrebbe cercato di sottrarsi alla cattura, com’è naturale che sia; e che, se non avesse potuto farlo, avrebbe almeno cercato di salvare i suoi, offrendo se stesso spontaneamente in cambio. Come poi fece. Cioè voglio dirti, l’intenzione originaria non era quella di autoimmolarsi per dare un insegnamento morale al popolo, ma era quella politica di trionfare sul nemico, magari senza infierire, senza spargimento di sangue, chiedendo semplicemente ai Romani di arrendersi, assicurando loro che non sarebbero stati giustiziati.

Obiezione: Se Gesù sapeva chi l’avrebbe tradito, allora vuol dire che tutto era già scritto, quindi non dipendeva dalla sua volontà, e comunque senza Giuda non si poteva svolgere la passione e tutto il resto della favola!

Risposta: In realtà Gesù non sapeva niente. Non poteva avere la scienza infusa. E anche se l’avesse avuta, non avrebbe potuto mostrarla. I vangeli sono testi tendenziosi che vanno reinterpretati. Sono stati scritti da una comunità sconfitta politicamente, che doveva in qualche modo reinventarsi, e l’ha fatto teologicamente. Al giorno d’oggi difficilmente avrebbe scelto lo strumento della teologia.

Obiezione: 1. Giuda è stato ucciso dalla “giustizia proletaria” di Pietro, oppure eliminato dal potere, come nel caso del finto suicidio del banchiere Calvi sotto il ponte dei Frati Neri a Londra. Giuda è stato trovato appeso a un fico. 2. Quando Gesù lancia quella bizzarra maledizione del fico, penso alluda all’improvvisa defezione, alla vigilia della progettata rivolta, di un gruppo determinato, riconoscibile (allora) nel simbolo di un Fico. In quest’ottica Giuda può anche benissimo essere stato un normale infiltrato da parte del potere.

Risposta: Peccato che il lancio della maledizione al fico sia completamente inventato. Quel racconto è solo una metafora della sterilità di Israele. E comunque se hai ragione, è strano che il redattore non abbia posto direttamente un parallelo tra Giuda e il fico, visto che Giuda è sempre considerato in maniera riprovevole sin dall’inizio.

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Non pochi esegeti sostengono che se si vuole pensare a un Gesù politicizzato, è bene sapere che nel tempo e nei luoghi in cui lui è vissuto era impossibile separare la religione dalla politica.

Per me questa è una tesi valida per gli zeloti o i farisei o gli esseni, ma non per il Cristo e, se ci pensiamo, neppure per i suoi carnefici, collusi coi Romani: i sadducei. Che separavano ben volentieri le autentiche istanze religiose dal loro potere politico ed economico. Peraltro credevano solo nella Torah, come i Samaritani.

Quanto a Gesù bisogna dire che sin dal momento del suo rapporto coi Samaritani (successivo alla fallita occupazione del Tempio, secondo la cronologia giovannea) si ha l’impressione che la questione religiosa, in sé e per sé, non rientri negli argomenti da affrontare per risolvere il problema della liberazione nazionale dai Romani e dalla casta sacerdotale corrotta e collusa.

Coi Samaritani Gesù semplicemente si limita ad affermare il principio della libertà di coscienza in materia di atteggiamento da tenere nei riguardi della fede religiosa: cioè pregare Dio al Tempio o sul monte Garizim è del tutto indifferente ai fini dell’insurrezione.

Per il resto, tutto ciò che dice in chiave teologica va considerato “redazionale”.

Obiezione: Non credo che sia corretto definire i sacerdoti corrotti e collusi coi Romani. Secondo me operavano per evitare guai con gli invasori. La riprova l’abbiamo la sera della cattura di Gesù: furono loro a mandare la masnada all’orto del Getsemani ad arrestarlo, all’insaputa dei Romani, per bloccarne l’azione rivoluzionaria che avrebbe scatenato una feroce e sanguinaria reazione.

Risposta: Sono ormai decine gli esegeti che hanno scritto che i vangeli sono il frutto di un compromesso tra cristiani e impero romano. Gli evangelisti hanno spoliticizzato completamente il movimento nazareno sulla base della teologia petropaolina. Chi fa esegesi un minimo critica queste cose dovrebbe darle per scontate. Diversamente si continua a fare esegesi confessionale, che dai tempi di Reimarus non serve più a niente.

Obiezione: I Romani erano ignari dell’azione rivoluzionaria del Gesù, e non sta scritto da nessuna parte che lo cercavano. Giuda prese un gruppo di soldati forniti dai sacerdoti, non una coorte. Ai Romani viene consegnato in seguito, e Pilato, essendo all’oscuro di quanto accaduto, non sapeva cosa doveva fargli.

Risposta: Guarda che nel testo greco è proprio scritto “coorte”2, in riferimento a quella stanziata nella Fortezza Antonia, che controllava da vicino il Tempio (600 militari circa). Certo non sarà stato Giuda a chiamarla. Certo la coorte non avrebbe attaccato per prima. Certo era lì solo in funzione ausiliaria. Nondimeno c’era, poiché Gesù non era entrato da solo a Gerusalemme, ma con un movimento alle spalle (per di più armato: “vendete il mantello e comprate una spada”, è detto in Lc 22,36, e Pietro dimostrò di averla) ed era stato accolto da centinaia di persone. I Romani, se non si fossero arresi immediatamente, non avrebbero avuto alcuna possibilità di salvarsi se l’intera città fosse insorta contro di loro. E anche i sadducei avrebbero dovuto chiudersi in casa.

A ciò potrei aggiungere che non credo che Giuda abbia avuto intenzione di tradire Gesù al fine di consegnarlo ai Romani. Altrimenti non riesco a spiegarmi il suo suicidio. Un qualche rimorso di coscienza doveva averlo, a meno che non si sia ammazzato perché sapeva che qualcuno del movimento nazareno prima o poi gliel’avrebbe fatta pagare cara.

Probabilmente le persone che l’hanno indotto a tradire (per me son stati i farisei moderati), gli avevano promesso che Gesù sarebbe stato tenuto soltanto nelle carceri giudaiche. Invece i sadducei, senza convocare il Sinedrio (ecco perché la pericope di Mc 15,1ss. è fasulla), lo consegnarono subito a Pilato, proprio allo scopo di eliminarlo più facilmente. Sapevano bene infatti che anche Pilato lo voleva morto. Se Gesù non fosse stato così temuto e popolare, i sadducei l’avrebbero giustiziato per conto loro, come fecero con Stefano e con Giacomo Zebedeo.

Obiezione: Giuda suicida? E dopo essersi impiccato fece pure harakiri? È ovvio che Giuda fu punito impiccandolo, e in aggiunta fu pure eviscerato come facevano i sicari.

Conferma: Pilato nei vangeli viene presentato come “una brava persona che non sapeva che fare”, ma lo storico Giuseppe Flavio lo definisce come un freddo e crudele assassino che mandava a morte anche senza processo. Gli evangelisti “scaricarono” la colpa sugli ebrei per evitare di addossarla ai Romani, che avevano spada e potere, visto che il vangelo fu predicato in territori occupati da loro. I Romani consideravano Gesù un pericolo. Metà degli apostoli erano “zeloti”, compreso Pietro, che nei testi originali in greco era definito “barjona” (che significa appunto zelota), diventato poi arbitrariamente Bar Jona, cioè “figlio di Giona” per coprire la sua identità zelota… Altrimenti come ti spieghi che un rude pescatore al momento della cattura avesse una spada? La tirò fuori e recise con un colpo solo l’orecchio del servo del sommo sacerdote, degno del migliore maestro d’armi.

Precisazione: Io penso che Pietro volesse proprio uccidere Malco, il capo delle guardie del Tempio. Quello però si scansò velocemente e ci rimise solo un orecchio. Quello scriteriato di Pietro non si rendeva conto dell’esistenza di una forte discrepanza numerica tra loro e il nemico. Per fortuna che Gesù, vista la malaparata, decise di consegnarsi spontaneamente, a condizione che i suoi fossero lasciati andare. E per fortuna che il nemico accettò la proposta, altrimenti sarebbe stata una strage. Le insurrezioni si fanno sempre di notte, mentre il nemico dorme, ma in quel caso l’effetto sorpresa era sfumato. Una volta consegnatosi, Gesù non aveva altra possibilità di salvarsi che in virtù di un’insurrezione durante la prigionia. Ma il motivo per cui ciò non avvenne va attribuito alla debolezza umana.

Obiezione: L’ipotesi che Pietro volesse uccidere Malco è verosimile. Gesù riattacca l’orecchio al servo, perché, se questo fosse rimasto menomato fisicamente, poi non avrebbe potuto intraprendere la carriera di sacerdote (era impedito ai menomati).

Non sono d’accordo sullo “scriteriato”: Pietro era uno zelota, non era un fesso qualsiasi… E conosceva, nel momento di aggregarsi al gruppo, già Gesù. Ti pare che io incontro un tipo che non so chi sia, che lui mi chieda di seguirlo, e io lascio tutto da un momento all’altro per seguirlo? Metà degli Apostoli erano zeloti… Non credo che fossero così sprovveduti come ci vengono, invece, presentati. O quantomeno credo che iniziassero a seguire Gesù perché lo vedevano come capo “politico”…

Risposta: Davvero credi che Gesù abbia riattaccato l’orecchio? Ne parla solo Luca ed è puro misticismo.

Parlando di Pietro, volevo dire scriteriato o istintivo nel senso che non aveva calcolato la discrepanza delle forze in campo. La cattura avvenne di notte, ma Gesù doveva essersi reso conto che se si fossero difesi, sarebbero morti tutti. La notte non li avrebbe protetti, poiché il nemico era arrivato munito di torce e lampade, che permettevano a Gesù di rendersi conto della sua consistenza. Per me quando ha detto “Chi cercate?”, voleva far capire ch’erano pronti a difendersi. Non a caso le guardie fecero solo il suo nome. Sapevano bene che anche molti di loro sarebbero morti. Ecco perché accettarono di buon grado la proposta che lui si consegnasse spontaneamente, ottenendo in cambio che tutti i suoi discepoli fuggissero. E noi non sappiamo proprio quanti fossero questi discepoli… Certamente non pochi.

Obiezione: Sull’orecchio riattaccato mi attengo a quel che c’è scritto nei vangeli. Se poi la cosa sia da leggere testualmente o da interpretare, è personale. Nessuno, a mio avviso, può decidere di suo ciò che è letterale e ciò che è da interpretare (il misticismo). Altrimenti rischiamo di finire come certi teologi che ti dicono, alla bisogna: “questo è da interpretare, questo invece è letterale”. Anche i 600 soldati romani sarebbero da “interpretare”: potrebbe essere un’esagerazione dell’evangelista per sottolineare l’importanza di Gesù. Perché i soldati romani non hanno portato Gesù direttamente nella Fortezza Antonia?

La tua ipotesi, non da scartare, che Gesù abbia considerato la disparità di forze è possibile, ma dovremmo chiederci perché i Romani avrebbero catturato solo il “capo” e non anche gli altri rivoltosi, che, anzi, a quel punto avrebbero potuto organizzare qualche sommossa per liberarlo. Se la polizia interviene a un summit di criminali, non arresta solo il loro capo, ma tutti… Non credo proprio che abbiano consegnato Gesù al sommo sacerdote e di notte: i prigionieri dei Romani venivano portati nella famigerata Fortezza Antonia.

Facendo comunque finta che l’episodio sia vero, così come ci è stato descritto nel IV vangelo, dobbiamo ammettere che una mobilitazione così massiccia di soldati romani, di notte tra l’altro, non poteva essere fatta se non per una vera e propria retata. Quindi che sia stato catturato solo Gesù mi riesce difficile immaginarlo, come a te riesce difficile immaginare l’orecchio risanato di Malco.

Risposta: In effetti non hai tutti i torti. Mandare 600 militari per non fare nulla è un po’ ridicolo. Di sicuro non sarebbero potuti andare senza il consenso di Pilato. Ma è anche vero che Pilato non avrebbe mai scontentato Caifa, ch’era il suo migliore alleato. Per cui penso davvero che glieli abbia concessi solo in funzione ausiliaria, nell’eventualità che i nazareni si fossero difesi: cosa che fece solo Pietro, subito redarguito da Gesù, e non perché questi avesse la vocazione al martirio, ma perché era realista e si rendeva conto che, se si fossero difesi, avrebbero avuto la peggio, benché il buio avrebbe potuto in parte proteggerli.

Inoltre noi non sappiamo esattamente in quanti fossero nel Getsemani. Cioè se nel Cenacolo erano in dodici, non è detto che nel Getsemani non fossero delle centinaia, pronti a entrare nella capitale e occupare la Fortezza Antonia e il Tempio. Sarebbe stato assurdo fare un’insurrezione con dodici persone. Di sicuro Cristo non è entrato a Gerusalemme solo coi discepoli più stretti: dietro di lui dovevano esserci centinaia, forse migliaia di persone. Già sul Tabor ben 5.000 Galilei erano disposti a farlo diventare re. E quando entrò, altre centinaia si misero dalla sua parte. E di sicuro erano tutti armati. Piuttosto vien da chiedersi come mai tutte queste persone non abbiano fatto proprio nulla per liberarlo dai Romani. Qui è la democrazia che non ha funzionato. Nel momento cruciale i discepoli hanno avuto paura. Molto strana questa cosa, perché poi tutti gli apostoli, salvo Giovanni, sono stati ammazzati.

Obiezione: L’idea di un Cristo politico non è chiara per niente. Stando a quanto dici tra il 30 e il 40 d. C. capeggiò a Gerusalemme una rivolta contro i Romani, fallita perché non ebbe l’appoggio degli ebrei; venne accusato e condannato per lesa maestà. Ma secondo me l’episodio che ne decretò la morte fu quello del Tempio, in cui Gesù mette le mani nelle tasche sia dei Romani che dei sadducei. Quindi non morì per salvare gli uomini dal peccato originale (cosa inventata da Paolo), ma per aver duramente criticato la scellerata alleanza fra Romani e sacerdoti del Tempio, facendo sue le istanze di un popolo sempre più schiavo dei Romani e succube di una classe sacerdotale arrogante e prepotente. Quindi per me Gesù resta affine allo zelotismo: basta analizzare i nomi dei suoi discepoli.

Risposta: La rivolta fallì per un tradimento all’ultimo minuto interno al movimento nazareno, del tutto imprevisto, che a me ha fatto venire in mente quello di Kamenev e Zinov’ev nei confronti dei bolscevichi. Poi fallì perché durante il processo non vi fu una resistenza popolare significativa contro Pilato. Infine perché l’insurrezione non si fece neppure dopo la sua morte, in quanto con Pietro si cominciò a parlare di “resurrezione”.

Non mancò l’appoggio di “tutti” gli ebrei, ma di una parte significativa (propendo per i farisei, troppo pavidi nei confronti dei sadducei). I farisei avevano combattuto insieme agli zeloti, uscendone sconfitti, sotto Erode il Grande. Poi, morta la classe sacerdotale dei sadducei dopo il 70, ripresero le fila del giudaismo sopravvissuto. E non è escluso che col Paolo fariseo una parte del partito abbia cercato di rifarsi la verginità, sostenendo la tesi petrina della resurrezione.

Stando alla cronologia del IV vangelo l’epurazione del Tempio, che forse doveva concludersi con la cacciata dei sommi sacerdoti e dei sadducei dalla sua gestione, avvenne all’inizio dell’attività politica di Gesù. Anche questa fallì per il mancato appoggio dei farisei (e dei seguaci del Battista, solo una parte dei quali confluì nel movimento di Gesù). Nicodemo, uno dei capi dei farisei, si scusò con Gesù privatamente.

Quando vi fu l’ultimo ingresso nella capitale, l’obiettivo era più ambizioso: cacciare i Romani dalla Fortezza Antonia e organizzare un’insurrezione popolare per cacciarli da Cesarea Marittima.

Obiezione: Nelle Divinae Institutiones Lattanzio afferma che “Gesù fu a capo di 900 zeloti” (per quanto riguarda il Gesù zelota leggiti Porfirio3 e Giuseppe Flavio, nonché Celso, rivalutato dalla moderna filologia). Quanto poi al processo a Gesù, oggi non pochi studiosi avanzano seri dubbi che possa addirittura esserci stato. Quanto alla cronologia del IV vangelo, oggi molti teologi avanzano l’ipotesi che possa non essere stato scritto da Giovanni: il Kirshner e il Deschner lo dicono a chiare lettere. Secondo me è normale che la rivolta che capeggiò dovesse fallire: all’interno dei suoi discepoli ci furono traditori.

Risposta: Per me il Cristo storico fu un leader politico sovversivo diverso dai leader zeloti, poiché non collegava teologia e politica, essendo sostanzialmente un ateo. E in politica non usava metodi terroristici.

Tentò di fare due insurrezioni: la prima, all’inizio della sua carriera, contro il Tempio, fallita per colpa dei farisei (il cui capo Nicodemo chiese scusa privatamente a Gesù, il quale comunque fu costretto a espatriare in Galilea). La seconda fu quella contro la Fortezza Antonia, che fallì per colpa del tradimento di Giuda, che secondo me fu convinto a tradire dagli stessi farisei.

Gesù ebbe rapporti con gli zeloti solo in Galilea, ma quando lo spinsero a occupare la capitale con un colpo di stato, lui rifiutò, non perché era un pacifista ad oltranza, ma perché voleva un’insurrezione popolare in cui risultassero alleati Galilei e Giudei, con l’appoggio esterno dei Samaritani. E questa alleanza fu possibile solo dopo la morte di Lazzaro.

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Un integrista o fondamentalista, in campo esegetico, lo si riconosce sempre da almeno una di queste caratteristiche:

1. non compie mai nessuna vera autocritica, neppure di fronte all’evidenza, perché preferisce sempre dar la colpa a qualcuno;

2. non ha alcun senso della storia o della realtà, in quanto tende a reinterpretarla secondo il proprio uso e consumo;

3. non riconosce alcun valore alle idee diverse dalle proprie, salvo poi appropriarsene facendo vedere che sono state partorite dalla sua mente o che hanno trovato la migliore realizzazione grazie alla sua volontà.

Queste caratteristiche possono ritrovarsi in chiunque, a prescindere dal fatto che sia credente o non credente.

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Il massimo dell’ateismo possibile, restando nell’ambito della religione (e del monoteismo in particolare), è quello di equiparare un uomo a (un) dio.

È noto che sia l’ebraismo che il cristianesimo sono due forme di ateismo rispetto all’ingenuo politeismo pagano: l’uno rende Dio totalmente nascosto (o comunque percepibile solo in via del tutto eccezionale, in forme assai particolari, come accadeva ai patriarchi, a Mosè e ai profeti); l’altro lo rende sì visibile ma solo in Cristo, e tutti gli esseri umani devono passare attraverso di lui per avere un’esperienza della divinità. L’ateismo ebraico viene garantito, in un certo senso, dal monoteismo assoluto e invalicabile; nei cristiani invece viene garantito dal fatto che solo nel suo figlio unigenito Dio può rivelarsi.

Esiste quindi nel cristianesimo una sorta di materializzazione umanistica di Dio ovvero di autorappresentazione antropologizzata della divinità: non a caso i teologi parleranno subito di “Dio incarnato” (quale prototipo dell’umanità), dando così origine a una sorta di “bi-teismo”, che poi diventerà “tri-teismo”, quando s’introdurrà lo Spirito Santo nell’economia salvifica, quale terza persona della trinità (la femminile “sophia”, l’aspetto non istituzionalizzato della fede, in quanto “lo spirito soffia dove vuole”, Gv 3,8).

La divinità resta anche nel cristianesimo una realtà esterna all’uomo (seppure in forma meno assoluta), essendo l’uomo votato comunque al male, incapace di compiere il bene con le sole sue forze, a causa del peccato d’origine. Il fatto di voler accettare una presenza divina come forma estrinseca all’essere umano induce tutte le religioni, e quindi anche il cristianesimo, a non credere possibile un’autenticità terrena. L’uomo deve semplicemente vivere di fede, confidando nella grazia divina che salva. La salvezza terrena è solo spirituale, poiché la morte, essendo inevitabile, rimanda all’aldilà la necessità di vivere secondo una piena libertà, materiale e spirituale. Nella propria mistificazione il cristianesimo considera la morte il principale effetto negativo del peccato d’origine, superiore alla stessa schiavitù sociale.

Commento: Di fatto ebrei e cristiani erano percepiti come atei dai pagani per il loro modo d’intendere il divino. Col cristianesimo Dio da trascendente e invisibile si fa immanente e visibile… avviene una transizione, che però alcuni Giudei agognavano. Infatti il desiderio che Dio in persona si rivelasse nella storia fa parte del pensiero apocalittico, per cui il cristianesimo rispose a questa necessità. Da ciò poi derivò un nuovo modo d’intendere il divino a motivo del fatto che la divinità si era rivelata.

Risposta: Al tuo commento potrei aggiungere che l’umanesimo laico è in fondo un passo avanti rispetto al cristianesimo. Certo occorrono millenni per fare questi passi, ma è perché la nostra specie non è così intelligente come sembra. Comunque il progresso starebbe in questo: bisogna smetterla di considerare il Cristo come la sola vera incarnazione della divinità. Siamo tutti, in quanto essere umani, degli dèi (lo stesso Gesù lo disse in Gv 10,34). Siamo divinità dotate di libero arbitrio, che è quello che ci permette di scegliere il nostro destino, buono o cattivo che sia. Senza dover aspettare un padreterno che ci liberi dal male.

Obiezione: Non è affatto raro leggere, soprattutto su libri di orientamento cattolico di autori illuminati, che ogni cristiano è in qualche modo “Dio”, parte del divino… non in senso panteistico ma panenteistico. Anche papa Francesco sembra appartenere a questo orientamento dottrinale, già presente nel misticismo ebraico e nello spiritualismo indiano. L’enciclica sull’ambiente Laudato si’ riflette molto bene questa prospettiva panenteistica… è ateismo e nello stesso tempo non lo è.

Risposta: Se un Dio esiste non può essere più grande dell’uomo che lo pensa, altrimenti il riconoscimento sarebbe impossibile.

Obiezione: L’unica cosa su cui ho una perplessità è il fatto che i Giudei agognavano una transizione. In realtà Dio s’incarna nel mondo in maniera del tutto sorprendente per i Giudei, in modalità per loro sconvolgenti. Gli ebrei anzi ritenevano del tutto impossibile l’incarnazione di Dio in un uomo, la ritenevano una vera e propria bestemmia. L’arrivo di Gesù come Dio che si è fatto carne è stato un fatto inatteso, cui han creduto fino in fondo solo dopo aver constatato la resurrezione e la vittoria di Cristo sulla morte.

Risposta: La tesi della resurrezione è un’interpretazione della tomba vuota. Se Cristo fosse davvero riapparso avrebbe violato la libertà di coscienza.

Obiezione: Se Cristo non fosse apparso come vero uomo e vero Dio agli apostoli, il cristianesimo non sarebbe mai esistito. Nessuna libertà di coscienza violata. Gli apostoli hanno scelto liberamente di amare il Salvatore del mondo.

Risposta: Il cristianesimo è nato sulla base dell’interpretazione petrina della tomba vuota come resurrezione, ma questo non vuol dire che Cristo sia riapparso agli apostoli, tant’è che la versione originaria del protovangelo neppure lo prevede. L’angelo dice alle donne che Gesù avrebbe atteso gli apostoli in Galilea, ma non viene detto che lo rividero. E comunque una qualunque riapparizione avrebbe negato il postulato fondamentale del cristianesimo, quello per il quale nella resurrezione bisogna credere per fede, non perché qualcuno l’ha rivisto vivo. C’è una bella differenza tra fede e costatazione di fatto. La tesi della resurrezione si basa sulla fede. La costatazione si basa sulla tomba vuota.

Obiezione: Devi distinguere tra la cristologia emergente nei vangeli e i dogmi elaborati secoli dopo. Nella tradizione sinottica Gesù è al massimo un messia superumano, cioè un essere semidivino, inammissibile per il fariseismo successivo al 70 d.C., ma ammissibile per il giudaismo del secondo Tempio, che era molto variegato (i farisei erano una delle tante correnti, ma non detenevano il potere e il controllo dell’ortodossia). Nel vangelo secondo Giovanni avviene un qualcosa di nuovo: la figura di Gesù diventa ancora più divina, pur restando distinta dal Padre creatore. Io onestamente non sono così convinto che nella mente dell’autore di questo vangelo Gesù fosse identificabile con Dio. Io continuo a leggere un testo molto oscuro e ricco di doppi sensi… Quando si dice che il Logos si è incarnato, ad es., si arriva subito alla conclusione che Gesù è il Logos… Ma in realtà in nessun caso si sottolinea questa identità di persone. Esistono tra l’altro antiche formule trinitarie in cui al posto del Figlio c’è il Logos, ovvero Padre, Logos e Spirito. Trinità sì, ma con una diversa composizione… L’identificazione del Logos con Gesù è successiva al I sec. d.C., ma forse non così scontata come si può credere.

Per Paolo poi Gesù è il nuovo Adamo, per cui sembra quasi che Gesù sia una creatura… Ecco dunque che la divinità di Gesù è piuttosto sfumata e non c’è alcuna identificazione netta tra Gesù e il Padre. Gesù sembra essere un Avatar del divino, un essere semidivino perfettamente umano e quindi, proprio perché perfettamente umano, molto simile al Padre, pur distinguendosi dal Padre. Tuttavia Gesù non è solo Dio ma è anche uomo come noi, Vero Dio ma anche Vero uomo, e non è il Padre creatore. Quando si dice che Gesù è Dio, in realtà si dovrebbe dire che non è né solo Dio, né solo uomo. Se enfatizzassi troppo la divinità di Gesù sconfinerei nello gnosticismo, diversamente sconfinerei nell’arianesimo. Nel corso del tempo a me sembra che sia prevalsa l’idea Gesù = Dio… Ma – ripeto – a mio avviso il modo d’intendere Gesù da principio era molto sfumato e giocava su certa teologia templare legata alla tradizione enochica.

Risposta: Il IV vangelo è il più politico di tutti, l’unico che lasci intravedere l’istanza eversiva di un Cristo che voleva l’insurrezione nazionale. Se non fosse stato manipolato da uno spiritualismo monastico all’ennesima potenza, noi non l’avremmo mai letto. Ma la versione originaria forse un giorno la troveremo. Per me chi comprende il background di quel vangelo, nato per opporsi al protovangelo, non ha bisogno di leggersi altro.

Quanto al Prologo, la figura centrale non è Dio ma Gesù. Togli Dio e il senso resta ancora più convincente. Se c’è un Dio, è solo il Logos, oltre al Pneuma, poiché in principio vi è il due non l’uno, e noi siamo suoi figli, dèi come loro due. Se tutto è stato fatto per mezzo loro, allora Dio non esiste, e se esiste non riguarda noi. Gesù Cristo era per forza di cose un ateo. Dobbiamo solo convincerci che non solo lui è Dio ma anche noi.

Obiezione: Forse un ateismo ante litteram… che dà la sensazione di non esserlo o forse un ateismo inconsapevole. Il panenteismo mescola comunque il teismo e il panteismo materialista ateo: è un compromesso.

Risposta: Considera che tutte le forme di ateismo sono abbastanza riduttive se non ridicole. Ritengono la materia eterna e infinita, ma l’essere umano no. Negano Dio ma negano anche l’uomo. Per me l’unico vero ateismo è quello che pone materia ed essenza umana sullo stesso piano. Anche noi non siamo mai nati e mai moriremo. L’uomo è materia che ha raggiunto l’autoconsapevolezza di sé. Unica differenza tra noi e la materia è che questa è determinata solo da leggi universali e necessarie. Noi invece abbiamo anche la libertà di coscienza, poiché è questa che in ultima istanza ci caratterizza nella nostra umanità.

Obiezione: Il problema del tuo ragionamento è il principio di tutto. Come ha avuto origine il cosmo? In un ottica panenteistica è possibile… diversamente no.

Risposta: La concezione che abbiamo noi di universo è condizionata dal nostro punto di vista terreno. Siamo come dentro un ventre materno e tutta la creazione soffre le doglie del parto. Sentiamo la madre che ride o piange, che parla o canta, ma non possiamo pretendere di più. Lo stesso big bang potrebbe essere un aspetto dell’universo o dei pluriversi, un’esplosione del Logos spermatikos avvenuta in una sua porzione. Non abbiamo bisogno di sapere quando siamo nati se in realtà non siamo mai nati. Non ci ricordiamo nulla del periodo fetale, eppure senza di quello non saremmo qui a discutere di noi stessi. Un punto di inizio per tutte le cose deve per forza esserci, ma quando le cose si sviluppano non ci serve sapere dove questo punto sia. Ci interessa il prodotto finito, che è poi in perenne evoluzione. Anche la divinoumanità può essere stata, all’inizio, una specie di “non essere”, che poi però si è evoluta, e non ha bisogno di ricordare la propria origine. Quel che siamo stati si perde nell’inconscio, e non per questo ci sentiamo mancanti di qualcosa. Che importa a noi di sapere com’eravamo nel ventre di nostra madre, ora che sappiamo che non moriremo mai?

Obiezione: Nel Vangelo è scritto chiaro e tondo che Gesù è apparso dopo la sua morte, lo hanno toccato, hanno messo le dita nelle sue ferite, han mangiato insieme, e una volta Gesù stesso ha preparato da mangiare per loro. Agli apostoli è stato dato moltissimo, ma la giustizia perfetta di Dio ha chiesto molto di più a loro, votandoli quasi tutti al martirio per testimoniare la loro fede nel Cristo. Del resto tutta la vita di Dio è stato un continuo constatare che Gesù è Dio, col potere assoluto sugli elementi, sulle malattie e i demoni, col potere che è solo di Dio di rimettere i peccati e vincere la morte con la resurrezione di Lazzaro. Questo non ha impedito ai farisei di metterlo a morte e a Giuda di tradirlo.

Risposta: Non puoi interpretare i vangeli così come i redattori volevano essere interpretati. Tutto quanto va oltre l’umanesimo razionale devi considerarlo inventato, falsificato o mistificato. Se Gesù fosse davvero stato così come viene rappresentato e gli ebrei, nonostante ciò, non gli hanno creduto, l’antisemitismo diventerebbe inevitabile. E infatti gli evangelisti lo sono. I Giudei vengono condannati qua talis. È ingenuo pensare che i vangeli parlino chiaro. Nessuna fonte storica parla chiaro. Tutto è soggetto a interpretazione. Ti immagini se dovessimo interpretare Cesare sulla base dei libri che lui ha scritto su se stesso?

Obiezione: Il peccato originale è quello dell’uomo che non riconosce Dio e si considera lui stesso dio, decidendo cosa è bene e cosa è male. Una via che porta al male, alla malattia morale e alla morte definitiva, ossia la dannazione eterna.

Risposta: L’uomo deve conoscere la differenza tra bene e male, deve poter decidere dove è l’uno e dove l’altro. Se anche nell’Eden non avesse peccato, prima o poi quella conoscenza doveva acquisirla, proprio perché in virtù di essa usciamo dall’innocenza ingenua dei bambini. Non siamo fatti per stare sottomessi come sudditi ma per agire responsabilmente come cittadini. E in ogni caso Paolo dice che non c’è colpa senza la consapevolezza della colpa, per cui anche prima del peccato originale si aveva consapevolezza di ciò che esisteva al di fuori dell’Eden e delle conseguenze cui si sarebbe andati incontro, trasgredendo il divieto. In fondo quel peccato non rappresenta che il passaggio dal comunismo primordiale allo schiavismo.

Obiezione: Ma Dio non ha fatto l’uomo a propria immagine e somiglianza? E quindi non è forse possibile che in una restaurazione l’uomo possa essere in qualche modo divinizzato, com’era in origine?

Risposta: A propria immagine e somiglianza però non può voler dire che è in grado di leggere i nostri pensieri, se no non vale. La libertà di coscienza è una nostra facoltà che non può essere violata o condizionata da nessuno.

*

Cosa disse di così sconvolgente su Gesù il linguista tedesco Reimarus da non avere il coraggio di pubblicarlo? (Da notare che a lui si fa risalire l’esegesi laica).

La tesi che sosteneva, formulata per la prima volta al mondo, era la seguente: il Gesù storico non ha nulla a che fare col Cristo teologico rappresentato nei vangeli. Il primo doveva essere, come tanti altri messia di quel tempo, un uomo politicamente sovversivo, intenzionato a cacciare i Romani dalla Palestina, anche se afflitto da illusioni messianiche. Il cristianesimo nacque quando, dopo il fallimento della sua impresa, gli apostoli, che non si erano rassegnati, trafugarono il suo cadavere facendo credere ch’era risorto. Di qui la trasformazione del Gesù storico-politico in un Cristo mistico-teologico.

Ma dov’è che sbagliava?

Obiezione: Gesù dava fastidio più alla casta sacerdotale legata al Tempio che ai Romani. Comunque all’epoca di Reimarus certe cose non si potevano dire.

Risposta: Certo un Cristo che parlava di “regno dei cieli” non poteva dar fastidio ai Romani, che anzi avrebbero potuto averlo come alleato contro i gestori del Tempio e il Sinedrio, culturalmente chiusi alle influenze pagane. Ma il Cristo pacifista ad oltranza è un’immagine tendenziosa (stereotipata) dei redattori, che scrissero i vangeli anche per cercare un compromesso coi Romani vittoriosi in Palestina. Di fatto contro Gesù si trovarono d’accordo tanto i Romani quanto i sommi sacerdoti (sempre scelti dai Romani) e i sadducei (sempre collaborazionisti con Roma). Gli uni per motivi politici, gli altri per quelli teologici.

Obiezione: Un predicatore che dava fastidio non deve essere necessariamente a capo di un gruppo di sovversivi in armi. Lo si evince dalla vicenda del Battista.

Risposta: È vero, solo che quando Erode catturò il Battista non ci mise molto tempo a farlo fuori, proprio perché sapeva che non si sarebbe ribellato nessuno. Infatti nessuna autorità giudaica protestò, né insorse la comunità essenica. Con Gesù invece le guardie del Tempio non riuscivano proprio a catturarlo, perché veniva sempre difeso da qualcuno, o comunque lui riusciva a nascondersi facilmente, e Pilato per giustiziarlo dovette imbastire un processo farsa che durò un’intera mattinata, proprio perché Gesù era molto popolare e Pilato sapeva bene che se l’avesse giustiziato come gli altri terroristi condannati insieme a lui, buona parte della città sarebbe insorta e con 600 militari, rinchiusi nella Fortezza Antonia, lui non avrebbe avuto scampo.

Obiezione: Questo pseudostudioso sbagliava per il semplice fatto che le sue erano illazioni senza riscontri storico/scientifici.

Risposta: Parlare di riscontri storico/scientifici coi vangeli, che di storico o di scientifico non hanno quasi nulla, non ti sembra pretendere un po’ troppo? Reimarus era un cultore di lingue antiche: leggeva i testi dell’AT e del NT nelle lingue originali. Non era uno sprovveduto. Dov’è dunque che sbaglia? Bada che a partire da lui nasce non solo la storiografia mitologistica ma anche quella storicistica.

Obiezione: Da storico direi che è ineccepibile. Magari si può discutere sulla convinzione che Gesù fosse un rivoluzionario, ma uno storico che applica il metodo scientifico non può che accettare la tesi del trafugamento del corpo, peraltro testimoniata anche in Matteo laddove il giorno dopo la Parasceve i sacerdoti si recano da Pilato temendo il trafugamento.

Risposta: Sul trafugamento del corpo anche la Maddalena e la sua amica anonima erano convinte, ma non erano entrate nel sepolcro. Solo quando vi entrano Pietro e Giovanni si rendono conto che il corpo non poteva essere stato rubato. Trovarono il lenzuolo che l’aveva avvolto ripiegato e posto da una parte, viene detto nel IV vangelo. Per loro non avrebbe avuto senso trafugare un corpo senza anche il lenzuolo che l’avvolgeva, anche perché gli ebrei hanno orrore del sangue (di regola i cadaveri insanguinati venivano interrati senza neppure essere lavati). E i seguaci del Cristo non potevano essere stati, sia perché non sapevano dove l’avevano sepolto (solo Giuseppe, i suoi servi, Giovanni e alcune donne lo sapevano), sia perché nessuno prima di Pietro aveva mai parlato di resurrezione (per qualunque ebreo sarebbe stato un argomento insensato, se riferito a una singola persona nel tempo presente). E Pietro iniziò a parlarne dopo aver constatato la tomba vuota. Tutte le previsioni di Gesù in merito a quel che gli sarebbe accaduto a Gerusalemme sono chiaramente inventate.

Inventata è anche l’idea matteana di mettere le guardie del Tempio a custodia della tomba. È evidente che l’ha scritta perché tra i capi giudei qualcuno aveva accusato i cristiani d’aver sepolto il corpo in un luogo diverso per far credere ch’era risorto.

Obiezione: Veramente l’idea di resurrezione i farisei l’avevano.

Risposta: Hai ragione, tant’è che Paolo la sfrutta contro i sadducei per sottrarsi alla cattura della polizia del Tempio. C’è poi il racconto emblematico degli scheletri che risorgono in Ezechiele. Ma è indubbio che essa ha più origini pagane. E Paolo, essendo di Tarso, conosceva bene i miti pagani. Questi miti avevano un’influenza sicuramente maggiore in Galilea rispetto alla Giudea. Forse per questo Pietro interpretò subito la tomba vuota come resurrezione. Anche nel racconto giovanneo di Lazzaro Marta fa capire che aveva un’idea di resurrezione, ma era un’idea vaga, per la fine dei tempi. Il che a me ha fatto capire che Marta, Maria e Lazzaro fossero filo-farisei. Il ruolo dei farisei andrebbe politicamente rivalutato, anche se ormai sono entrati nell’immaginario collettivo come un partito di ipocriti. Al pari degli zeloti come partito estremista o terroristico.

Obiezione: Tutto dipende se parliamo di fede o di storia. Per lo storico gli uomini non risorgono, specie quando c’è tutto il tempo di trafugare il cadavere (come sospettano i sacerdoti), visto che le guardie romane vi vengono poste solo il giorno dopo. Peraltro nella versione originaria del vangelo marciano, oggi considerato più antico, si parla di tomba vuota, senza alcun cenno alla resurrezione. Il tutto si consolida osservando che la più antica setta giudaico-cristiano, quella degli Ebioniti, non credeva nella resurrezione. Direi che per lo storico è più che sufficiente. Di certo non lo è per il credente, che però non ha bisogno di conferme storiche.

Risposta: Veramente in Mc 16,6 è scritto: “Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l’avevano deposto. Ora andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro ch’egli vi precede in Galilea”. Cioè per Marco, seguace di Pietro, la tomba è vuota perché Gesù doveva risorgere. Un’interpretazione assurda, che non solo contraddice il fatto che al massimo si poteva parlare di strana scomparsa di un cadavere, ma anche il fatto che Pietro arrivò a formulare la tesi della resurrezione non prima ma dopo la constatazione della tomba vuota, anche se nel protovangelo Gesù ne parla, redazionalmente, prima. E siccome Pietro era antigiudaico, Marco volle aggiungere che Gesù li aspettava in Galilea. Per fare cosa non viene detto, ma Pietro in un primo momento sperò in una parusia immediata e trionfale non solo contro i Romani ma anche contro i capi giudaici. Poi sarà Paolo a smontarlo definitamente, mettendo ebrei e pagani sullo stesso piano ed eliminando ogni idea di messia politico.

Obiezione: Non c’è più nessuno storico serio che sostiene l’ipotesi di un Gesù rivoluzionario politico. Riguardo al sepolcro, non è certo che Gesù sia stato effettivamente deposto in un sepolcro (potrebbe anche essere stato gettato in una fossa comune). Ne parlano solo i vangeli ma gli altri testi del NT non ne parlano. Per cui se non è sicuro il sepolcro, non ha nemmeno senso parlare di trafugamento. A livello storico si può dire che Gesù è esistito, è stato crocifisso e che i discepoli credevano che fosse risorto.

Risposta: Veramente son tanti gli esegeti che parlano di un Cristo politico, a partire appunto da Reimarus. Non si è mai smesso di crederlo. Gesù e gli zeloti di Brandon è del 1967. E lui si rifaceva a Eisler, Stauffer, Hengel. In Italia basta leggersi Donnini, Tranfo, Zarcone… Ma poi ci sono i testi dei teologi sudamericani della liberazione, in primis Belo. Di recente ha parlato di Cristo politico l’esegeta islamico Reza Aslan, che meriterebbe d’essere discusso.

Quanto alla sepoltura di Gesù, appare chiaro che fu messo da Giuseppe nel proprio sepolcro proprio per evitare che venisse interrato in una fossa comune. Era unanimemente considerato troppo importante perché avesse un destino così meschino.

Obiezione: Li conosco ma sono studi vecchi e alcuni poco scientifici o al di fuori del dibattito accademico. Martin Hengel ha scritto un testo sugli zeloti ma non mi risulta che sostenga la tesi di un Gesù zelota. Ho letto il libro diverse volte ma più che altro Hengel commenta G. Flavio.

Risposta: Hai ragione su Hengel, ma devi ammettere che senza i suoi studi sugli zeloti non sarebbe venuto fuori Brandon, che ha considerato Gesù, sbagliando, un leader zelota, quando in realtà era un leader politico estraneo alla religione. Di recente, si fa per dire, il rapporto tra Gesù e zeloti è stato ripreso dalla coppia Horsley e Hanson, Banditi, Profeti e Messia (del 1985, e che in Italia, provinciali come siamo, abbiamo tradotto solo un decennio dopo).

Obiezione: Il Gesù politico, ma non zelota o rivoluzionario, potrebbe essere collegato alla predicazione del Regno di Dio. Qualcuno ritiene non tanto che stesse organizzando la rivolta armata, come faranno poi sicari e zeloti, ma che attendesse l’intervento soprannaturale di Dio, che avrebbe liberato la Palestina dai Romani; un po’ come, secondo la Bibbia, era avvenuto al tempo di Ezechia, quando gli Assiri sarebbero stati uccisi dall’angelo della morte (in realtà erano ritornati in patria, poiché i Babilonesi stavano invadendo i loro territori). Questa ipotesi sembra essere ancora valida, ma a mio avviso si scontra con la principale fonte dell’epoca, ovvero G. Flavio, che non annovera i cristiani tra coloro che in un qualche modo erano collegati alla rivolta contro Roma. Non dobbiamo dimenticare che G. Flavio era un sacerdote, fariseo, filoromano. Personalmente propendo che Gesù volesse annunciare un nuovo eone, una nuova era all’insegna della spiritualità. Tutto per Gesù assume un significato diverso, dall’idea di Regno a quella di risurrezione. Il suo insegnamento è tutto incentrato sul rinnovamento spirituale d’Israele, su una rinascita spirituale del suo popolo, in accordo coi profeti. In genere il Gesù spirituale è poco valorizzato dalla storiografia, benché i testi cristiani trasudino spiritualità da tutti i pori. C’è effettivamente il sospetto che dietro l’immagine spirituale di Gesù ci sia quella di un uomo che invece voleva sgominare i Romani, restaurando le 12 tribù d’Israele: in modo non violento, semplicemente perché auspicava che il lavoro sporco lo dovesse fare Dio. Gli apostoli pertanto dovevano essere i nuovi capi di Israele. Purtroppo però nulla di tutto ciò avvenne e da qui forse la rielaborazione in chiave spirituale di Gesù, cioè il piano B. Ma a me questa ipotesi non convince affatto.

Quanto al trafugamento del cadavere, diversi storici dubitano dell’esistenza di un sepolcro (p.es. Kessler), poiché se ne parla solo nei vangeli, non negli altri testi del NT. Non si può affatto escludere che il corpo sia stato gettato in una fossa comune, come avveniva per tutti i crocifissi. È anche vero che non molto tempo fa è stato scoperto il sepolcro di un giudeo crocifisso, ma è l’unico elemento a favore del sepolcro.

Risposta: Per me quando è scoppiata la prima guerra giudaica, conclusasi nel 70, i cristiani, seguaci della teologia petropaolina, non vi parteciparono. I seguaci di Paolo odiavano a morte i Giudei e non avrebbero mai difeso la Palestina con le armi. Pietro, per un certo tempo, dopo la morte di Gesù, avrebbe voluto farlo, convinto che la parusia fosse imminente, ma dopo l’evasione dal carcere, l’esilio fuori dalla Giudea e l’incidente di Antiochia smise definitivamente di crederci e fece in modo d’essere scavalcato da Paolo. Ecco perché oggi diciamo che il vero fondatore, cioè quello definitivo, del cristianesimo è stato Paolo.

Quello che dici te, sulla predicazione mistica del Cristo, rispecchia quanto scritto nei vangeli, nella loro versione ufficiale, che però è una mistificazione del Cristo reale, quello storico e politico. Nei Sinottici appare chiarissimo che Gesù si oppone continuamente alla visione politica dei suoi discepoli, in quanto parla di morte necessaria per il bene del genere umano, della quale però non bisogna preoccuparsi in quanto ad essa avrebbe fatto seguito la resurrezione. Queste però son tutte stupidaggini, poiché nessuno avrebbe rischiato di morire per un leader che predicava la propria autoimmolazione. Saremmo in piena follia.

Obiezione: Credo che le perplessità di Reimarus, considerati i tempi in cui è vissuto, fossero più che giustificate. C’è da considerare inoltre che già oggi è difficile percorrere la pista del Gesù storico, in quanto tale tesi non è mai ben condivisa. Gesù va presentato in veste umana, non divina, come un dottore della Legge che scelse la propria sorte appoggiando una linea politica per compiere un disegno da lui ritenuto salvifico perché portatore di giustizia. Io poi ritengo ch’egli non sia morto sulla croce, visto che i vangeli parlano di sue riapparizioni. Gesù si allontanò definitivamente dalla Palestina, per raggiungere il Kasmir, dove morì di vecchiaia e dove tuttora esiste la sua tomba a Rozabal.

Risposta: Che Gesù sia morto in croce lo dice Giovanni, riferendosi al colpo di lancia al costato, confermato dalla Sindone, di cui il protovangelo non sa nulla perché Pietro non era presente sul Golghota. Non emise un gemito perché era già morto, e se anche fosse stato moribondo, sarebbe di sicuro morto con una lancia che ti spezza il cuore, facendo uscire sangue e acqua, cioè globuli rossi e plasma.

Obiezione: Non è detto che la lancia abbia trafitto il cuore. Difatti il vangelo dice che dalla ferita uscì acqua e sangue, quindi è verosimile che la lancia non abbia oltrepassato la pleura viscerale e che quindi non siano stati lesi né cuore né polmone. Il liquido (essudato sieroso) era semplicemente quello che si trova tra pleura parietale e pleura viscerale in casi di trauma o di infezioni.

Risposta: Tu pensi che un romano non sapesse infliggere con una lancia un colpo mortale al fianco o un colpo con cui verificare che il nemico fosse davvero morto? Il militare del più grande esercito del mondo avrebbe potuto fallire su una cosa del genere, rischiando d’essere giustiziato da Pilato, che aveva voluto Cristo morto a tutti i costi?

Obiezione: In un convegno sulla Sindone, in cui c’erano anche medici e specialisti in medicina legale, venne spiegata l’ipotesi che il Cristo potesse salvarsi pur essendo colpito da una lancia al costato. Anzitutto si disse che non era pratica consueta che si trafiggesse un crocifisso, anche perché il condannato non poteva essere soppresso: la morte doveva sopraggiungere per consunzione. Quando è stato colpito, forse non era morto ma in coma e forse il colpo di lancia, anziché ucciderlo, lo avrebbe potuto salvare. Cioè può aver avuto un collasso polmonare (un idrotorace in stato comatoso), che, se non corretto, porta al tamponamento cardiaco e poi alla morte. Il rimedio a tale eventualità è semplice: si inserisce una cannula o un ago di grosso calibro in uno degli spazi intercostali declivi, in modo da svuotare l’intercapedine tra gabbia toracica e polmone, in modo che questo possa tornare ad espandersi.

Longino quindi ha trafitto il condannato non per ucciderlo, perché gli era proibito, ma solo per vedere se fosse ancora vivo, perché in tal caso avrebbe dovuto eseguire il crurifragio per accelerarne la morte, cosa che non avvenne, in quanto Gesù, non avendo avuto alcuna reazione, è stato considerato morto. Alla notizia di tale decesso, Pilato, rispettando la parola data, fa consegnare la salma a Giuseppe d’Arimatea che lo fa trasportare nel suo sepolcro privato. Qui avviene che il crocifisso si riprende, perché non era morto, e quindi viene opportunamente soccorso e medicato.

Risposta: Non voglio darti una risposta da medico o patologo, perché sono tutt’altro. Voglio solo dirti che per negare la resurrezione non c’è alcun bisogno di negare anche la morte di Gesù. Io ritengo la Sindone autentica ma non mi sogno neanche lontanamente di dire che quella è una prova della resurrezione. In quel telo Gesù è chiaramente morto, perché in quelle condizioni disumane non poteva che morire (sarebbe morto per le infezioni anche se Pilato fosse stato costretto a liberarlo). In croce ci restò poche ore, perché il processo durò l’intera mattinata e i sacerdoti chiesero di uccidere i crocifissi in quanto, secondo il computo ebraico di contare le ore, stava per arrivare il sabato. Quindi in pratica già verso le 17 di pomeriggio l’han tolto dalla croce (alle 18 era già sabato). E gli han messo un lenzuolo in fretta e furia, senza lavarlo, perché volevano rispettare le usanze ebraiche relative al contatto coi cadaveri nel giorno di pasqua, ch’era vietatissimo.

L’islam afferma cose assurde sul Gesù crocifisso: che non fu lui a morire (ma Giuda o Simone di Cirene), che se fu lui, non morì affatto in croce, perché fu curato con un unguento speciale, che ascese in cielo dopo essere morto di vecchiaia, ecc. Per me l’islam è troppo condizionato dalla religione, per cui non riesce a distinguere la realtà dalla fantasia. Prima di tentare un’esegesi critica dei vangeli, occorre assolutamente liberarsi di tutti i condizionamenti teologici o mistici.

Obiezione: Non trovo la tesi di Reimarus così sconvolgente, anzi è una delle tante in circolazione da parte di chi, da storico, magari ateo o agnostico, nega la sua resurrezione. Più sconvolgente sarebbe se avesse detto che Cristo era un essere divino proveniente da un altro mondo.

Risposta: La tesi è sconvolgente perché nessun esegeta aveva avuto il coraggio di dire che Gesù era stato un messia illuso e gli apostoli dei cialtroni. Di qui la decisione di non dare il libro alle stampe.

Obiezione: Prima di lui abbiamo degli scritti di diversi papi cattolici che promulgavano opinioni simili proprio su Cristo.

Risposta: Su questo devi fare degli esempi. Papi atei sicuramente ne abbiamo avuti, ma che esplicitamente dicessero che gli apostoli erano impostori o che Cristo fosse un sovversivo sul piano politico bisogna dimostrarlo.

Obiezione: La storia è una scienza e, come tale, parte dal presupposto che gli uomini non risorgono. Qui abbiamo un vangelo, Matteo, che parla della possibilità di trafugamento; un corpo che scompare dalla tomba; una tomba protetta solo il giorno dopo con tutta la notte disponibile per il trafugamento; un gruppo di primi cristiani, il primo e più antico, che non credeva nella resurrezione, gli Ebioniti; un vangelo, quello di Marco, che è ritenuto il più antico e che nella versione più antica termina con la tomba vuota a cui solo successivamente sono state aggiunte narrazioni della resurrezione. Di recente anche la Tomba Talpiot, e la scoperta di un acquedotto già in disuso al tempo, che parte dal calvario e arriva a pochi metri dalla tomba, un ossario di Gesù figlio di Giuseppe insieme ad altri nomi e ossari della famiglia… Direi che tutto questo è più che sufficiente per lo storico. Ma anche se tutto questo non esistesse per lo storico, gli uomini nascono e muoiono, non risorgono.

Risposta: La storia di scientifico non ha nulla, in quanto tutto è soggetto a interpretazioni opposte. Le fonti poi sono quasi sempre scritte da intellettuali più o meno servi del potere. Inoltre fino alla stampa le fonti venivano impunemente manomesse e nessuno s’accorgeva di nulla. Le fonti del NT, per non parlare di quelle dell’Antico sono ampiamente tendenziose (sull’A.T. basta leggersi Liverani, Oltre la Bibbia. Storia antica di Israele, oppure Finkelstein e Silberman, Le tracce di Mosè. La Bibbia tra storia e mito, per convincersene). Erano Huizinga e Topolski che parlavano di scienza storica, ma non mi hanno mai convinto. Ho sempre preferito Gadamer, quando diceva che siamo inevitabilmente afflitti da pregiudizi. Il che non vuol dire che la storia non abbia una propria verità, ma semplicemente che questa sarà possibile solo quando la storia finirà. Che però Reimarus dica che Gesù era un messia illuso, questa è propria un’assurdità, per non parlare dell’altra sul trafugamento del cadavere da parte dei suoi discepoli.

Potrei addirittura dirti che spesso neppure le cosiddette “scienze esatte” sono scientifiche. Pensiamo solo all’astronomia di Newton sconfessata da quella di Einstein o alle incredibili cantonate che prese Galilei. Persino tra virologi del covid ce ne fossero stati due di parere concorde. Il vantaggio della scienza è che ha il coraggio di mettersi in discussione, quando non è afflitta da condizionamenti ideologici o politici. Cosa che la teologia fa assai raramente.

Obiezione: Occorre fare distinzione tra lo studio mitologico e la storia. La storia non può prescindere dalla scienza, altrimenti dovremmo credere negli dèi dell’Olimpo… La storia non può prescindere dai fatti accertati (e non serve neppure la scienza, ma il buon senso) distinguendoli dalle invenzioni mitologiche. La storia si basa su documenti e narrazioni che gli uomini ci hanno lasciato (condivisibili o meno) e sui ritrovamenti archeologici.

Risposta: Ti faccio un esempio banale. Io non credo in nessun Dio onnipotente e onnisciente, perché lo riterrei umiliante per l’uomo, però ritengo che la Sindone sia l’unico documento autentico del NT. Tu mi prenderai per pazzo o contraddittorio. Eppure io ho riletto i vangeli a partire non solo dalle tesi di Brandon ma anche a partire dalla Sindone e mi sono convinto che Gesù era un leader politicamente eversivo, odiatissimo dai Romani, quindi molto diverso da quello pacifista rappresentato dai vangeli. Con ciò non ci penso neanche lontanamente di sostenere che ho un approccio scientifico alla storia, anche se ho letto decine di libri di medici, chimici e fisici su quel lenzuolo. E comunque condivido chi, tra noi, ha detto che la storia non è una disciplina scientifica ma un’ermeneutica: si possono definire criteri di storicità basati sul calcolo delle probabilità, ma non esiste l’equivalente del metodo sperimentale. La filologia, il metodo storico critico e l’analisi comparata delle fonti servono a trovare una certa attendibilità delle fonti, ma poi molto dipende dell’interpretazione dei testi.

La storiografia potrebbe essere diciamo sufficientemente oggettiva se gli studiosi potessero consultare tutti gli archivi del mondo in qualunque momento. Cosa che non avverrà mai. Guarda il Vaticano che lo tiene chiuso da due millenni! Ma anche questa potrebbe essere una condizione insufficiente, proprio perché per troppo tempo le fonti sono state prodotte da intellettuali sul libro paga dei potenti. In tal senso avremmo bisogno di sentire versioni dei fatti opposte a quelle ufficiali. Ma dove le trovi? Chi comanda, censura o manipola i testi degli sconfitti. Dov’è il vangelo originario di Giovanni?

Obiezione: Di presunti messia ne circolavano tanti, e tantissimi finivano sulla croce, e tanti erano anche i testi che li esaltavano (vedi ad es. l’Apocalisse aramaica). Il vero problema è: perché, supposto che si sia voluto “costruire” un messia teologico, la scelta è ricaduta proprio sul Cristo e non su tanti altri messia? Ma la domanda vera da porsi è un’altra ancora: ipotizzando che sia stata una “costruzione” paolina, come mai i discepoli di Gesù hanno accettato lo stesso di morire per una cosa che ritenevano inventata? Perché mai Stefano, il protomartire, avrebbe dovuto predicare qualcosa che sapeva falso, inesistente, rischiando la vita, come poi è avvenuto?

Risposta: Secondo me il Cristo, a differenza di tanti altri messia, aveva una teoria rivoluzionaria, non solo un comportamento eversivo. Se guardi i testi sugli zeloti, indubbiamente ti convinci che fossero dei patrioti, dei martiri, dei combattenti indomiti, timorosi di nulla, a volte dei fanatici o dei terroristi, ma non hai mai l’idea che avessero una teoria etico-politica innovativa. Ogni volta che gli ebrei fanno le loro sommosse o insurrezioni, il motivo è sempre quello di riportare Israele ai fasti di Davide e Salomone. Vogliono tornare alla purezza originaria contro la corruzione del presente, la cui responsabilità ricade soprattutto sui sacerdoti. E si aspettavano dal Battista e poi da Gesù che si ponessero come eredi di Giosuè o dei Maccabei o di qualche profeta combattivo.

Per me i discepoli rimasero incantati al sentir parlare uno che non voleva creare una monarchia regale ma una democrazia sociale, popolare, che considerava la legge mosaica superata (anche se Matteo dice il contrario), le questioni parentali da mettere in subordine rispetto a quelle del discepolato, il precetto del sabato relativo alle esigenze umane e non da prendersi in via assoluta, l’uguaglianza di genere contro il maschilismo imperante, l’apprezzamento per l’etica non ebraica, la libertà di coscienza di fronte alle questioni religiose, l’obiettivo di occupare il Tempio ritenendolo fonte di insopportabile corruzione, e di cacciare i Romani contando sull’alleanza di Giudei e Galilei, che però si odiavano a vicenda, e così via.

Come fai a soprassedere di fronte a una lucidità del genere? Dovevano per forza concentrarsi su di lui e mistificare quanto più possibile il suo messaggio.

Obiezione: Se la “resurrezione” del prescelto messia fosse una “montatura” degli stessi apostoli, che a questo punto sarebbero una sorte di “direttorio” del gruppo, significa che gli stessi erano al corrente della mistificazione. Non si capisce allora come, ad es., Giacomo il maggiore, Giacomo il giusto, Stefano, Taddeo abbiano poi scelto, pur di sostenere le loro idee, di morire per queste. Non sono casi “singoli”, sempre che, ovviamente, le notizie circa il loro martirio siano fondate.

Se pensiamo che apostoli e discepoli di fronte alla crocifissione di Gesù sono letteralmente spariti dalla paura, e se ammettiamo per ipotesi che la resurrezione sia stata un trafugamento della salma, operata proprio dagli apostoli, non riesco a collegare mentalmente il sacrificio della propria vita per qualcosa che si conosce per certo essere falsa. Qui stiamo parlando di persone che hanno conosciuto Gesù, che si sono dileguati alla sua morte, che sanno di aver falsificato la resurrezione, e che avevano visto la sorte capitata al loro “capo”. Nessuno muore per qualcosa che sa per certo essere un falso, a meno che non sia pazzo. In tal caso dovremmo ammettere che di “pazzi” ce ne dovano essere un bel po’. L’idea che si erano fatti gli apostoli (“è questo il tempo in cui restaurerai il Regno di Israele?”, domanda imbarazzante posta dopo la resurrezione): questa idea viene “smontata” con la cattura e la morte di Gesù. Ma qualcosa deve essere accaduto per spingere gli apostoli dalla chiara sconfitta all’affermazione e alla convinzione che per quella idea valeva la pena sacrificarsi. Credo che in questo “qualcosa” c’è la ragione stessa che spinge a sacrificare anche la propria vita.

Risposta: Guarda gli Atti. Chi è che conta nella prima parte? Sostanzialmente Pietro. Gli altri o sono molto marginali o praticamente scompaiono. Il resto è agiografia (p.es. ascensione, Pentecoste, Pietro che fa miracoli come Gesù, ecc.). Poi viene Paolo che si oppone a Pietro e ancor più a Giacomo il minore. Finiscono tutte le rivendicazioni politiche.

Questo cosa ti fa pensare? A me una cosa: che di fronte alla tomba vuota ci fu una rottura, che comportò scissioni e defezioni. Un po’ lo documenta il IV vangelo parlando dei dubbi di Tommaso, Andrea, Filippo, la Maddalena e naturalmente lo stesso Giovanni che critica Pietro (“Quand’eri giovane facevi lo spaccone, poi però Paolo ti ha sottomesso”. “Ma tu mi ami veramente come Giovanni? Perché da come ti sei comportato, non hai capito proprio niente”). Poi Giacomo Zebedeo l’hanno ammazzato subito.

Ma tu perché parli di “montatura”? La tomba fu trovata effettivamente vuota. Il corpo non era stato trafugato da nessuno. Lo dimostrava il lenzuolo piegato e riposto da una parte. Quando Pietro parla di resurrezione poteva essere sufficientemente credibile, per quanto tutti i racconti sulle riapparizioni di Gesù siano chiaramente inventati.

Il problema è un altro: con quella tesi mistica Pietro smobilitava politicamente il movimento nazareno. Se un uomo è stato capace di risorgere, allora ha anche la capacità di ritornare: questo Pietro ha pensato. E se chi l’ha giustiziato non si pente (lo dice rivolgendosi ai sacerdoti), lui non libererà la Palestina dai Romani, oppure lo farà contro la stessa classe dirigente giudaica. Ma perché Gesù si è fatto ammazzare se poteva evitarlo? – qualcuno poteva obiettare a Pietro. Per dimostrare che gli uomini da soli non possono far nulla. Hanno bisogno di un intervento sovrumano. Anche il tradimento di Giuda era previsto dalla prescienza divina. Ecco la sua risposta.

Poi arriverà Paolo parlando di peccato originale, di figlio unigenito di Dio, di giudizio universale alla fine dei tempi, di parità tra ebrei e pagani, di separazione tra Chiesa e Stato…

Domanda: Non mi pare sia così univoca la questione del morire per una causa. La storia è piena di individui pronti ad affrontare persecuzioni per difendere le loro convinzioni, dedotte dalle più disparate idee ed esperienze. Quanti uomini nella storia sono approdati a decisioni e scelte esistenziali incondizionate, nelle quali ne valeva della loro vita, senza alcuna evidenza razionale o esperienziale? E non sono forse stati mossi più dal desiderio, dalla passione per un ideale, dalla speranza, da una intuizione personale o da un convincimento soggettivo, piuttosto che da un’evidenza di qualsiasi tipo essa fosse (razionale o esperienziale)? Dal fatto che molti discepoli sarebbero stati martirizzati per la loro fede, si può solo dedurre che avevano creduto in questo. Ma ciò non prova nulla. Gli esseri umani hanno sofferto e sono morti nella storia per una varietà enorme di credenze religiose e non religiose le più contraddittorie. Morire per una credenza non è una prova diretta della verità di tale credenza, ma prova soltanto a cosa può giungere la fede e la convinzione soggettiva dei singoli fedeli. Evidentemente tutti questi martiri non dovevano avere alcuna rigorosa evidenza razionale della verità per la quale morivano, visto che sono morti per idee alquanto diverse tra loro. Come diceva Lessing: “il sangue dei martiri è una faccenda molto equivoca. Conoscendo la storia dei martiri si può mostrare che molti di loro erano persone dissennate ed esaltate. Conoscendo il cuore umano si sa che una qualsiasi fissazione mentale può in questo campo indurre ad azioni uguali a quelle cui spinge il pieno splendore della verità”.

Certo, l’ipotesi che gli apostoli avessero loro stessi inventato, deliberatamente, la risurrezione, per poi morire per questa idea, fa fatica a reggere. Io però volevo soltanto dire che ci si può convincere soggettivamente di qualcosa che oggettivamente può essere sbagliato. Cioè mi chiedo se i supposti incontri con Gesù risorto siano stati reali incontri oppure incontri allucinatori o mistici.

Risposta: È evidente che tutti i racconti di riapparizioni del Cristo sono inventati. Ma questo non vuol dire che dentro il sepolcro Pietro e Giovanni (e la Maddalena) non abbiano visto cose che reputavano poco spiegabili. La scomparsa di un cadavere nudo, liberato dal telo che lo avvolgeva e che ritrovano appoggiato e ripiegato da una parte, per non parlare dell’uscio aperto del sepolcro, non sono cose normali, anche se su di esse non so se oggi, laici come siamo, ci costruiremmo una religione.

Obiezione: In ogni caso la verità non la conosce nessuno (ci si può al massimo avvicinare), trattandosi di avvenimenti troppo lontani. Si sovverte la realtà anche nei fatti più recenti, ad opera non di sprovveduti né di mitomani che credono di essere storici, ma ad opera di veri studiosi e ricercatori, figuriamoci con fatti vecchi di duemila anni. Può darsi quindi che Gesù fosse affetto da illusioni messianiche, come lo erano in molti a quei tempi tra i leader di spicco in campo politico o spirituale… Così come è altrettanto possibile che tale realtà abbia convinto (a torto) Reimarus che anche Gesù fosse uno dei tanti personaggi affetto da tali illusioni.

Risposta: Per me – mi sbaglierò – Gesù aveva scelto il momento giusto per fare l’insurrezione. Al tempo di Augusto e di Tiberio Roma aveva già stabilito, grosso modo, i suoi confini: non era più in fase espansiva. A Teutoburgo e a Carre avevano subìto sconfitte disastrose. Il Limes era ormai basato su alcuni grandi fiumi: Reno, Danubio, Eufrate. Non erano in grado di dominare le popolazioni germaniche, scito-carpatiche e partiche. Potevano espandersi solo in due direzioni: l’Africa (ma il deserto glielo impediva, anche se arrivarono, in perlustrazione, sino alle fonti del Nilo) e il Vicino Oriente.

In Palestina, dopo aver occupato la Siria, avevano occupato Giudea, Samaria e Idumea, ma non avevano ancora Galilea e Perea, se non indirettamente, tramite gli erodiani. Gli Idumei, peraltro, se il movimento nazareno avesse cacciato i Romani dalla Fortezza Antonia, si sarebbero subito alleati coi Giudei, come fecero con gli zeloti durante la guerra del 70. I Samaritani avevano già riconosciuto in Gesù il possibile leader di una rivolta contro Roma. Insomma c’erano tutte le condizioni per una insurrezione popolare vittoriosa. Gesù non era un illuso né un avventuriero, non giocava a fare il rivoluzionario.

Obiezione: Di sicuro era convinto di ciò che faceva. Per il resto ci sono più opzioni: o qualche imprevisto ha modificato il risultato del programma, o le previsioni effettuate non erano attendibili, o, come credo più verosimile, il momento scelto non era, in realtà, quello più propizio.

Risposta: Per me la risposta esatta è la prima: i tradimenti si possono mettere nel preventivo solo in maniera astratta, puramente teorica. Ma se vuoi realizzare la democrazia, non puoi sottoporre i tuoi seguaci a un regime di terrore, in cui ognuno deve sospettare dell’altro.

Obiezione: Reimarus ha fatto il suo tempo. La ricerca è andata avanti tenendo conto di Qumran e di una rilettura del giudaismo del secondo Tempio di cui Reimarus non disponeva. Il giudaismo del secondo Tempio non coincide affatto con l’ebraismo rabbinico che emergerà dopo il 70 d.C. La tradizione enochica testimonia una teologia che anticipa alcuni aspetti teologici del futuro cristianesimo, poi rifiutati dai farisei dopo il 70 d.C. nella competizione tra i gruppi giudaici rimasti. Ebraismo rabbinico e cristianesimo sono per certi versi due facce della stessa medaglia, testimoniano l’evoluzione di teologie già presenti prima del 70 d.C., che non erano in contrasto l’una con l’altra ma perfettamente amalgamate. Che poi il pensiero greco abbia influito su queste metamorfosi è vero, ma per la verità già il giudaismo del secondo Tempio aveva subìto nei secoli l’influsso dell’ellenismo, ora accogliendolo ora rigettandolo.

Risposta: Prima o poi si scoprirà che il principale interlocutore di Gesù non erano gli zeloti ma i farisei. Anche se furono proprio i farisei il partito che più tradì le aspettative del Cristo, sia nella prima insurrezione contro il Tempio che nella seconda contro la Fortezza Antonia. Forse per questo motivo il fariseo Paolo si sentì in dovere di rimediare al tradimento dei suoi compagni. Peccato però che l’abbia fatto radicalizzando le posizioni mistiche di Pietro, relative alla morte necessaria del Cristo (voluta dalla prescienza divina), alla resurrezione, alla parusia trionfale e altre amenità prive di senso.

Obiezione: Sono prive di senso perché stai interpretando le vicende a tuo modo. Certamente dopo il 70 d.C. c’erano principalmente Giudei farisei e Giudei seguaci di Gesù, il rabbi di Nazareth creduto il messia. I primi erano principalmente laici: pochi farisei facevano parte della casta sacerdotale. Tra le fila dei Giudei seguaci di Gesù c’erano probabilmente persone provenienti da diversi gruppi, ma anche parecchi sacerdoti, stando ad Atti 6,7: “Intanto la parola di Dio si diffondeva e si moltiplicava grandemente il numero dei discepoli a Gerusalemme; anche un gran numero di sacerdoti aderiva alla fede.”

Io credo che i testi del NT siano stati scritti da questi sacerdoti. Diversamente non so chi potesse avere le competenze per scriverli. Diversi esegeti ascrivono infatti i testi del NT ai testi del giudaismo ellenistico: testi scritti da autori con grandi competenze scritturali, filosofiche, etc. come p.es. Filone, che in genere avevano uno stretto rapporto con la casta sacerdotale. All’interno del Tempio c’erano infatti le scuole scribali dove si formavano i sacerdoti (questo accadeva già anticamente anche presso i babilonesi, etc.): erano l’equivalente delle nostre università. A me sembra l’ipotesi più economica. Credo poco a una redazione di questi testi da parte di ignoti autori senza arte né parte, appartenenti alle varie comunità cristiane.

Risposta: Quando leggo certe frasi (e non sei il primo a dirmele): “Sono prive di senso perché stai interpretando le vicende a tuo modo”, mi viene quasi da ridere. Tutti i documenti della Bibbia sono tendenziosi. Abbiamo a che fare o con invenzioni o con falsificazioni o con mistificazioni. Nei miei libri ho chiarito bene la differenza di questi tre termini. E tu vieni a dire a me che interpreto le cose a modo mio? Ti rendi conto che potrei dire di te la stessa cosa? E soprattutto se prendi i testi della Bibbia in maniera letterale? Tu devi limitarti a motivare le tue tesi, non affermare che quelle altrui sono sbagliate. Nessuno ha la verità in tasca, meno che mai con dei testi supermanipolati come quelli che prendiamo in esame. Solo alla fine dei tempi sapremo chi avrà ragione.

Obiezione: Con “prive di senso” alludevo alla conclusione del tuo intervento. Chi ha scritto i libri della Bibbia sapeva bene cosa scriveva. Il problema è sempre la decodifica del testo per la quale ci sono ormai un’infinità di studi a livello accademico.

Risposta: Cioè tu pensi che Paolo non abbia estremizzato le tesi petrine? Il cristianesimo non è altro che teologia petropaolina. Gesù Cristo non c’entra niente. All’inizio Paolo credeva nella parusia imminente e vittoriosa predicata da Pietro, poi quando ha visto che tardava troppo l’ha rimandata alla fine dei tempi. E Pietro ha dovuto convenire, obtorto collo, che di fronte a Dio un giorno vale mille anni e viceversa. Al che Giovanni, quando Pietro era già morto, si divertirà a prenderlo in giro alla fine del IV vangelo, dicendogli: “Quando eri giovane, dopo la morte di Gesù, pensavi d’essere il migliore di tutti e insistevi con le tue tesi mistiche, senza però riuscire a fare alcuna insurrezione. Poi è arrivato Paolo che ti ha dato il benservito e ti ha fatto capire che la battaglia non è contro la carne e il sangue, ma contro le potenze dell’aria”.

In quel vangelo Giovanni fa capire che Pietro aveva tradito Gesù non meno di Giuda, tant’è che il Gesù risorto è costretto a dirgli: “Di me non hai capito niente, torna a seguirmi”. “E lui non viene con noi?”. “Lui non ne ha bisogno”.

Obiezione: Se si parla di Gesù rivoluzionario io lo vedo al massimo in questi termini: una rivoluzione attraverso un intervento divino ma senza armi. Questa è un’interpretazione del tutto legittima. Svanisce l’immagine spirituale mistica di Gesù, che però è esaltata in tutti i testi. Emergerebbe invece l’immagine di un Gesù molto visionario. Però l’idea di un Gesù rivoluzionario senza intervento armato non mi convince molto, anche se ciò giustificherebbe la morte in croce. Pilato poi era abbastanza sbrigativo, per cui gli sarebbe bastato poco per crocifiggere qualcuno.

Risposta: Quando Gesù dice: “Vendete il mantello e comprate una spada”; “Non sono venuto a portare la pace, ma la spada”; “Sono venuto a separare il figlio dal padre, la figlia dalla madre, la nuora dalla suocera: e i nemici dell’uomo saranno quelli della sua casa”. “Sono venuto a portare il fuoco sulla terra e come vorrei che fosse già acceso!” Quando oppone i discepoli ai legami di sangue parentali. Quando tenta di occupare il Tempio. Quando Pietro estrae la spada nel Getsemani. Quando lo vanno a catturare le guardie del Tempio insieme alla coorte romana di 600 militari. Ti sembra un pacifista a oltranza? Non crederai davvero alla fola petrina della morte necessaria voluta dalla prescienza divina per dimostrare l’incapacità umana a compiere il bene? E che quindi anche il tradimento di Giuda era previsto…

Parlare poi di “rivoluzione attraverso un intervento divino”, sai bene che ciò violerebbe la libertà umana di coscienza. Non siamo marionette nelle mani di Dio.

Quanto a Flavio Giuseppe, tutto quanto ha scritto sui cristiani o è stato censurato o manipolato. Non vale niente come fonte, se non per la parte relativa agli zeloti, che lui però odia a morte.

Obiezione: Tutti i codici antichi di G. Flavio sono sostanzialmente uguali. Addirittura gli autori cristiani antichi erano convinti che G. Flavio fosse vicino alla verità, per cui mi resta difficile pensare che abbiano manipolato e censurato così tanto il testo. Prove di questa manipolazione cristiana dove sarebbero poi? Non sembra che siano state così tante.

I riferimenti alla spada, etc., nei vangeli io li vedo in relazione alla contestazione molto forte di Gesù nei confronti dei legami di sangue. La spada è da intendersi non tanto come strumento di offesa ma di divisione, per cui continuo a non vedere alcun riferimento diretto alla lotta armata. Silvio Barbaglia a mio avviso ha ragione, basandosi anche su Theissen, quando dice che il discepolato di Gesù dava indubbiamente fastidio alle famiglie giudaiche, poiché Gesù, rispetto ad altri rabbi, se li cercava i discepoli, e questi in genere erano uomini e donne di mezza età che avevano un ruolo fondamentale nell’economia familiare, nello shalom familiare (shalom non significa solo pace ma anche benessere, prosperità). I discepoli infatti devono lasciare figli e padri… E Gesù dice di non essere venuto per lo shalom…, per cui condivido l’idea che il tono indubbiamente irenico di Gesù sia rivolto principalmente nei confronti della famiglia patriarcale israelita. È dunque una questione sociale più che religiosa o politica, una questione che per diversi capifamiglia doveva essere affrontata eliminando Gesù a tutti i costi, senza farlo passare per un martire, per cui si dovettero costruire false prove contro di lui, sfruttando alcuni elementi chiave della sua predicazione: l’annuncio del Regno di Dio e di una nuova umanità sul modello dell’Adamo edenico (per Paolo non a caso Gesù è il nuovo Adamo, l’uomo nel progetto originario di Dio), in cui Gesù stesso si autocomprende come pioniere (Gesù rievoca un tempo prima della consegna della Legge, una fase prenomistica. Di qui l’atteggiamento ambiguo nei confronti della Legge, che destava preoccupazione). Questi due elementi suscitano probabilmente la reazione dei Romani (bastava poco per Pilato) e del Sinedrio, determinando la condanna a morte.

Riguardo all’“intervento divino” di cui parlano tanto storici, io non vedo alcun problema nell’ambito della teologia del secondo Tempio. Interventi divini nei testi dell’AT se ne trovano parecchi: si pensi ad es. all’intervento divino che frenò l’avanzata degli Assiri ai tempi di Ezechia.

Risposta: Giuseppe Flavio va preso con le pinze. Sostenne che la rivolta del 70 era opera di una piccola banda di zeloti e non una insurrezione popolare. Su Gesù dice molte assurdità: faceva miracoli, convertì molti pagani, Pilato lo uccise per fare un piacere ai sacerdoti e notabili giudei, era risorto dopo tre giorni, era riapparso, la sua venuta fu anticipata dai profeti, i suoi discepoli si chiamavano cristiani…

Per me i riferimenti alla spada sono letterali, anche perché la richiesta di comprarla vendendo il mantello viene detta poco prima di entrare nella capitale (infatti Pietro era armato, per cui posso presumere lo fossero anche gli altri). D’altra parte che senso avrebbe avuto entrare in città totalmente disarmati? Sarebbe stato in suicidio di massa, peggio che a Masada, dove almeno avevano tentato di difendersi.

Gesù non aveva bisogno di dire che la “spada” era un simbolo del superamento dei legami di sangue. L’aveva già chiarito in precedenza che ai suoi parenti preferiva i suoi discepoli, e aveva già preteso che per seguire lui bisognava abbandonare tutto e che di fronte a lui si sarebbero trovati divisi i padri dai figli, come d’altra parte tu stesso dici.

Quanto all’analisi sociologica che fai (presa da Barbaglia, che la prende da Theissen, ma anche i coniugi Pesce-Destro la sposano in pieno), per me non è sufficiente per capire il motivo per cui Pilato decide di far morire Gesù. E forse non è neppure sufficiente per il Sinedrio, in quanto su una cosa del genere si sarebbe spaccato nettamente tra progressisti (farisei) e conservatori (sadducei, anziani…). Cioè voglio dire Caifa ottenne il consenso dei farisei su una questione di capitale importanza, come dice il IV vangelo: se Gesù vuol fare l’insurrezione antiromana, la Palestina verrà distrutta; quindi è meglio che venga ammazzato lui che rischiare di perdere la patria. Davano per scontato che il popolo avrebbe perso. Invece 40 anni dopo non solo tutta la Palestina sarà perduta, ma verranno fatti fuori anche tutti i sadducei e i sommi sacerdoti.

Obiezione: Reimarus non aveva capito che Gesù aveva tutte le referenze, i requisiti e la genealogia, come si può constatate leggendo i vangeli. Prerogative che nessun altro aveva. O meglio: benché non si possano avere prove riguardo alle genealogie, è però plausibile pensare che Gesù potesse essere realmente di stirpe davidica per diversi motivi. La Galilea e la Batanea erano state conquistate dopo la rivolta maccabaica, in particolare sotto il regno di Giovanni Ircano I (re, profeta e sommo sacerdote, secondo G. Flavio, una sorta di triplice “unto” quindi… o triplice messia), per cui da un certo momento in avanti giungeranno diversi coloni ebrei in queste terre fino al regno di Erode il Grande. Stando sempre a G. Flavio, sembra che diversi coloni provenissero da Babilonia e pertanto si trattava di ebrei potenzialmente discendenti della casa di Davide (non è un caso se i Galilei erano così bellicosi e se i rabbi di Galilea avevano particolari conoscenze mediche, probabilmente apprese in oriente). Il nome Nazareth, tra l’altro, potrebbe derivare da una delle parole ebraiche per “ramo”, vale a dire “netzer”, con riferimento alle parole profetiche e messianiche nel Libro di Isaia 11,1: “dalle radici (di Jesse) un ramo (netzer) darà frutti”. Non si può escludere pertanto che a Nazareth vivessero discendenti della casa di Davide. Indubbiamente diverse prove archeologiche dimostrano che Nazareth esisteva ed era abitata prima della nascita di Gesù.

Riguardo alla nascita a Betlemme di Gesù gli storici invece sono abbastanza scettici: troppo pochi gli elementi. In quasi tutti i testi del NT Gesù è detto il nazareno. Solo in due vangeli (Luca e Matteo) si parla di Betlemme, ma le due natività sembrano essere delle aggiunte tardive (addirittura del II sec. d.C.). Però anche in questo caso non si può dir nulla.

A mio avviso, visto che i testi dell’AT riportano la nascita straordinaria di diversi personaggi (Isacco, Mosè, etc.), non trovo così insolita la presenza di questi racconti dell’infanzia nei vangeli fin da principio, anzi mi pare plausibile, considerata l’importanza del personaggio.

Risposta: Nazareno voleva dire che aveva fatto il voto di nazireato, come il Battista. Non poteva sposarsi e doveva portare barba e capelli lunghi. Apparivano come persone altamente virtuose. A Pilato non sarebbe importato nulla scrivere nel cartello della croce la provenienza geografica del condannato. Non sapeva neanche dell’esistenza di un villaggio di poche capanne che in Galilea si chiamava Nazareth.4 Gli interessava invece la qualifica pubblica del Cristo, perché fosse ben identificato da tutti i suoi seguaci. Se avesse crocifisso il Battista, l’avrebbe qualificato col titolo di “battezzatore”, benché pure lui fosse un nazireo. Se Gesù fosse nato a Nazareth, avrebbero dovuto qualificarlo come “nazarethano”.

Obiezione: So che c’è anche questa interpretazione, ma non è generalmente accolta (gli autori dei vangeli avrebbero dovuto scrivere “nazireo”). In genere si ritiene che il termine sia legato invece alla provenienza (Nazareth, che pare derivi etimologicamente da Netzer, germoglio, da cui il compimento della profezia). Tutti gli autori più importanti che conosco (Ehrman, Lupieri, Dunn, Jossa, Pesce, Gnilka, Sanders, Theissen, etc.) sono unanimi nel ritenere che Gesù provenisse da Nazareth, da cui l’epiteto “nazareno”. Sul resto (Pilato) non so come si possa dire che cosa importasse o non importasse a Pilato? Sulla base di che cosa? Era invece molto comune indicare l’origine di una persona associandola al nome.

Risposta: Pilato era il rappresentante di un impero in cui non importava a nessuno la provenienza geografica. Come negli Stati Uniti di oggi: a chi importa se uno è del Texas o dell’Arizona? Trump, che è di origine tedesca, faceva ridere quando diceva che Obama non era americano. Al massimo, se p.es. Gesù fosse stato figlio di Caifa, Pilato avrebbe potuto usare la relazione parentale, vista la grande notorietà del sommo sacerdote.

Probabilmente i Giudei dell’epoca non sapevano neppure dell’esistenza di un villaggio da due soldi chiamato Nazareth. Pilato nel titolo della croce aveva bisogno di far sapere a tutti che la persona che aveva condannato era universalmente nota perché aveva fatto, come il Battista, voto di nazireato, ch’era generalmente a breve termine, per una questione specifica, e che assai raramente veniva fatto da un celibe in età da marito. Non era molto dignitoso per un uomo portare i capelli lunghi, a meno che infatti non avesse fatto un voto specifico. E lui, dal momento in cui frequentò il Battista fino al momento in cui morì, non lo sciolse mai. Era forse un gay? Il discepolo prediletto, quello che lui amava, Giovanni Zebedeo o Lazzaro di Betania, era il suo amante?

Gli omosessuali si vantano di fare queste strane congetture, ma sono tutte prive di senso. Il voto era strettamente connesso all’obiettivo di realizzare l’insurrezione nazionale. Gesù voleva sentirsi libero, vivendo una vita molto pericolosa, da impegni di tipo matrimoniale. Lui stesso lo chiedeva ai suoi più stretti discepoli: “Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo” (Lc 14,25). Non credo proprio che i manipolatori del IV vangelo abbiano omesso il nome dell’apostolo Giovanni per non far vedere che Gesù era gay. L’han tolto semplicemente perché Giovanni si opponeva alla teologia petropaolina. Certo la frase “il discepolo che lui amava” è ambigua, però può darsi che negli ambienti monastici (quelli che han falsificato il IV vangelo) venisse più facilmente accettata. Infatti in quegli ambienti ci si deve amare come in un matrimonio per poter convivere serenamente. Il che naturalmente non vuol dire che i monaci siano gay.

Obiezione: Lo stato civile di Gesù è ignoto. Non sappiamo se fosse sposato. Non si parla molto nemmeno dello stato civile degli apostoli. Tuttavia Paolo parla delle mogli degli apostoli in una lettera e i vangeli parlano della suocera di Pietro. Il passo lucano serve più che altro a identificare il discepolato di Gesù: i discepoli devono lasciare figli (già grandi probabilmente) e padri / madri. Si parla anche di moglie che invece è assente nel passo matteano (sarebbe incompatibile con l’indissolubilità del matrimonio). Si tratta dunque di discepoli (anche sposati, infatti si muovono a due a due, come dicono gli Atti), di mezza età, che avevano un ruolo importante nell’economia familiare patriarcale (il cui fine è lo shalom / benessere / prosperità). Gesù propone un nuovo tipo di legame familiare, che non si basa più sul sangue ma sulla condivisione di valori spirituali. Gesù dunque non sollecita gli uomini alla rivolta armata (non c’è traccia alcuna di cristiani armati contro Roma, anzi i cristiani furono perseguitati dai Giudei durante la guerra giudaica per essere troppo pacifici, poco disposti a prendere le armi), ma li sollecita a guardare più in alto, a ergersi al di sopra della propria dimensione biologica / animale, ricercando una sorta di unione mistica con Dio. Lo gnosticismo radicalizzerà queste tendenze ascetiche del gruppo di Gesù, mentre la Chiesa tenderà poi a ridimensionarle guardandole con vigile sospetto.

Risposta: Io preferisco sostenere che Gesù fosse a favore dell’uguaglianza di genere. Famosa resta la sua affermazione: “le prostitute vi precederanno nel regno dei cieli”. E che non si fosse sposato proprio perché si era posto un obiettivo particolarmente pericoloso, quello dell’insurrezione nazionale. Anzi, sono convinto che nel momento in cui iniziò a organizzare una strategia eversiva, dando dei nomi di battaglia ai suoi più stretti collaboratori (Cefa, Boanerghes…) e inviandoli a destra e a manca per cercare consensi, avesse preteso che i legami familiari si diradassero parecchio. Certo c’erano anche le donne che seguivano il movimento nazareno, ma come apporto esterno: non ci sono donne tra i Dodici, anche se la Maddalena sembra svolgere il compito di una discepola molto stretta. Non è da escludere (come risulta dal IV vangelo) che lei avesse un debole per lui, ma resto convinto che quando Gesù frequentava il Battista abbia fatto voto di nazireato, come risulta da barba e capelli lunghi, tant’è che la samaritana, proprio per queste caratteristiche fisiche, lo ritiene una persona importante, un maestro, un profeta…

Obiezione: Reimarus non aveva capito che il mistero della resurrezione rappresenta lo spirito cristiano di sempre. Come un’isola di riferimento.

Risposta: Bastava dire ch’era stranamente scomparso dalla tomba e che di lui era rimasto un lenzuolo con delle strane impronte, poco spiegabili. Non c’era bisogno di costruirci sopra una nuova religione, meno che mai dire ch’era risorto, quando nessuno l’ha più rivisto vivo. Tutti i racconti di riapparizione sono chiaramente redazionali: nessun esegeta lo mette in dubbio. Se davvero fosse riapparso avrebbe immediatamente violato la libertà di coscienza di chi lo vedeva, in quanto nessuno può essere obbligato a credere in alcunché. Chi lo pretende, trasforma la persona in una marionetta. D’altra parte lo stesso Paolo (se si vuole proprio restare nell’ambito religioso) diceva che nel Cristo risorto bisogna credere per fede, non perché qualcuno l’ha rivisto vivo.

Scrive Luca, che ogni tanto fa sobbalzare con la sua ingenuità disarmante, che pesca nel vero senza saperlo, senza tener conto delle conseguenze di ciò che dice: “Per di più, tra noi e voi è stabilito un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi non possono, né da voi si può arrivare fino a noi” (16, 26). Non si era accorto che se le cose stanno così, tutti i racconti di riapparizione del Cristo risorto sono inventati.

E poi ancora: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti saranno persuasi” (16,31). E così non si è accorto di aver detto che la predicazione di Gesù rientrava nel solco di quanto di meglio aveva già espresso l’AT.

*

In fondo le uniche due tesi di Samuel Brandon, di cui mi sento discepolo, che non ho condiviso, sono le seguenti:

– la politica eversiva di Gesù era affine a quella zelotica, e quindi aveva connotati teologici;

– il movimento nazareno non avrebbe potuto farcela contro la ritorsione delle legioni romane.

Per me invece Gesù era del tutto indifferente alla religione, ed era riuscito a creare i presupposti politici per resistere alle legioni romane.

*

La CEI ha modificato alcune parole del Padre nostro, dal sapore sinistro: non più “non c’indurre in tentazione” ma “non abbandonarci alla tentazione”.

Nella Vulgata latina era “ne inducas nos in tentationem”, in cui il soggetto sottinteso era un Dio simile a quello di Giobbe: quest’ultimo viene sottoposto a prove terribili soltanto per verificare se la sua fede religiosa era davvero autentica.

Quella latina era una cattiva traduzione del testo greco, che diceva “kài mé eisenènkes hemàs eis peirasmòn”. Cioè “Non permettere che noi, non superando la prova, cadiamo in tentazione” (finendo nelle mani del maligno). Il soggetto della tentazione è l’uomo non Dio.

Il testo ebraico originale, da cui quella preghiera in greco e in latino proviene, era ancora diverso: “non indurci nella mano del nemico”, cioè non farci tradire la nostra causa, aiutaci a non arrenderci al nemico.

I cristiani sostituirono il nemico esterno con quello interno. San Paolo diceva che non dobbiamo combattere “contro la carne e il sangue” ma “contro le potenze dell’aria”, cioè gli angeli cattivi. Pura astrazione mistica, conforme all’idea revisionista di trasformare il Cristo da liberatore politico-nazionale a redentore morale-universale.

I Valdesi comunque avevano capito da un pezzo l’ambiguità di quella traduzione, preferendo le parole “non esporci alla tentazione”.

Chissà forse tra altri duemila anni si modificherà l’altra assurdità di quella preghiera, quella di far coincidere i peccati coi debiti.

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La teoria di Origene sull’apocatastasi venne giudicata eretica perché contraria al libero arbitrio. Eppure se ne parla già negli Atti (3,21), ed è una bellissima teoria, presa dall’antico stoicismo greco e condivisa da molti teologi, antichi e moderni: tutto deve tornare allo stato originario. Al V Concilio ecumenico di Costantinopoli si preferì sostenere che non vi è alcuna certezza che tutti si salveranno, in quanto non è possibile esserlo contro la propria volontà. Si può essere perdonati a prescindere da ciò che si è compiuto? Uno ha sempre il dovere di perdonare? Anche quando il colpevole non avverte l’obbligo di pentirsi? D’altra parte chi può sostenere quando un pentimento è davvero sincero? Se esistono condizioni per stabilirlo, perché i cristiani, da subito, non fanno campagne mondiali contro la pena di morte e l’ergastolo? Quali sono le alternative a queste pene estreme per indurre il colpevole a pentirsi? Davvero qualcuno può dirsi assolutamente non responsabile dei crimini che gli altri compiono?

Obiezione: Andrebbe sempre ricordato Mt 12,32: “A chi parlerà contro il Figlio dell’uomo, sarà perdonato; ma a chi parlerà contro lo Spirito Santo, non sarà perdonato, né in questo mondo né in quello futuro”. Per cui l’apocatastasi (la teoria di Origene della restaurazione finale, cioè del perdono per tutti i peccatori), non può essere accettata.

Risposta: Sai cosa vuol dire “peccare contro lo spirito” nel linguaggio semitico? Peccare contro se stessi, cioè non ammettere l’evidenza, negare la verità delle cose pur conoscendola perfettamente. Com’è possibile perdonare una persona del genere se questa persona non vuole essere perdonata? È quindi evidente che finché uno non si pente, non fa autocritica, non è possibile perdonarlo. Ma questo non vuol dire che nel momento in cui si pente, debba esserci un cartello con scritto sopra: “Lasciate ogni speranza, o voi che entrate”. Il monaco Antonio del deserto diceva: “L’inferno esiste ma solo per me”.

Note

1 Io lo chiamo “movimento nazareno” per distinguerlo da quello “cristiano” guidato a Gerusalemme da Pietro e Giacomo il minore e poi da Paolo.

2 “Coorte” è un termine tecnico piuttosto preciso sul piano militare: era composto da tre “manipoli”, a loro volta composti da due centurie.

3 Il neoplatonico Porfirio afferma in Contro i cristiani: “Cristo stesso, messo in fuga dai Giudei, dopo aver raccolto 900 uomini, aveva commesso rapine”. Non fa riferimento a “zeloti”, e poi parla di un “Gesù in fuga” per colpa dei Giudei, non dei Romani. Porfirio rientra in quella tradizione filosofica anticristiana che annovera Celso tra gli antesignani. Ma è una tradizione che non ci serve a capire quanto Gesù fosse antiromano.

4 È molto probabile che la parola “Nazareth” sia stata usata per censurare la città di “Gamala”, dov’erano molto presenti gli zeloti, capeggiati da Giuda il Galileo. Ciò che nei vangeli si attribuisce a Nazareth (vicina al lago di Tiberiade, sul ciglio di un monte, con un precipizio, con una sinagoga, ecc.) sembra calzare a pennello per Gamala. Gli edifici e i monumenti più antichi di Nazareth, riferiti alla vita di Gesù, risalgono ad epoche successive al Concilio di Nicea del 325 d.C.

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